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Cuore e sistema cardiovascolare

Ictus ischemico ed emorragico, come cambia il trattamento?

09/02/2018

Stessi sintomi, diversi trattamenti. L’ictus cerebrale, tra le prime cause di morte nel mondo, può essere di due tipi: l’ictus ischemico e quello emorragico. Per entrambi il tempo è vita, poiché più tempestivo è il riconoscimento dei sintomi e prima si potrà intervenire adeguatamente. Il trattamento, però, è diverso a seconda della natura di questo evento cerebrovascolare avverso, come spiega la dottoressa Simona Marcheselli, Responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza e Stroke Unit di Humanitas.

L’ictus cerebrale, dopo le malattie ischemiche del cuore e i tumori, è la terza causa di morte in Italia e la prima di disabilità. La sua incidenza aumenta con l’aumentare dell’età, in particolare è dopo i 65 anni che si verifica la maggior parte degli ictus. Questo evento si caratterizza per un’interruzione dell’afflusso di sangue al cervello, con conseguente mancato apporto di ossigeno. A seconda delle aree cerebrali colpite possono essere perse diverse funzioni: da quella motoria al linguaggio, ad esempio. A seconda della causa di questa interruzione dell’afflusso di sangue si distingue tra ictus ischemico ed emorragico.

Ischemia ed emorragia

La maggior parte degli ictus – circa l’80% – sono di natura ischemica. La circolazione sanguigna è ostacolata dalla formazione di una placca aterosclerotica o di un trombo, ovvero un coagulo di sangue, che origina sopra questa placca in un vaso che porta il sangue al cervello. Il trombo, però, può provenire anche dal cuore e raggiungere il cervello. Una forma minore è il cosiddetto attacco ischemico transitorio (TIA) o “mini-ictus”. L’origine è la stessa ma si differenzia per la durata inferiore dei sintomi e per la minore gravità.

Quando un piccolo vaso sanguigno del cervello, indebolito, si rompe ecco che si verifica invece un ictus emorragico. L’emorragia può anche interessare, sebbene in un numero di casi residuale di questa forma di ictus, lo spazio sotto la membrana che protegge il cervello: è l’emorragia subaracnoidea causata spesso dalla rottura di un aneurisma intracranico.

I trattamenti

Per le due forme di ictus i sintomi sono gli stessi; tra i principali ci sono la difficoltà nel linguaggio, la paresi facciale, la difficoltà a muovere un braccio. Sarà dunque un esame fondamentale a distinguere l’ictus emorragico da quello ischemico: «Con l’arrivo del paziente in Pronto soccorso si deve eseguire il prima possibile una Tac per definire le caratteristiche dell’evento, per valutare la sofferenza cerebrale e per individuare il rischio di sanguinamento cerebrale o escludere un’emorragia», ricorda la dottoressa Marcheselli.

Alla diagnosi seguirà il trattamento più adeguato: «Per l’ictus ischemico, in casi selezionati, entro le quattro ore e mezzo dal manifestarsi dei primi sintomi si esegue la terapia di trombolisi endovenosa per sciogliere il trombo. Questo coagulo di sangue potrà essere rimosso meccanicamente nei casi più gravi con un catetere intracranico».

«Se il paziente non può essere sottoposto a trombolisi si deve ricorrere alla terapia antiaggregante. Infine potrà essere necessario liberare la carotide dall’ostruzione aterosclerotica, chirurgicamente o con un intervento di angioplastica».

In caso di ictus emorragico, invece, l’obiettivo del trattamento sarà quello di «gestire il sanguinamento e prevenire le complicanze. L’intervento sarà finalizzato alla riduzione della pressione arteriosa intracranica», conclude la specialista.

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