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Tumore al seno, mortalità in calo grazie a screening e nuovi trattamenti

12/03/2018

In poco più di dieci anni i progressi nelle tecniche di screening e i nuovi trattamenti per il tumore al seno hanno ridotto la mortalità di quasi il 50%. È quanto conclude una ricerca internazionale guidata da scienziati della Stanford University (USA) e pubblicata su JAMA-Journal of American Medical Association (i dati si riferiscono agli Stati Uniti): «I dati confermano che è possibile ottenere  importanti traguardi nella riduzione del rischio della mortalità per tumore mammario grazie sia alla diffusione della diagnosi precoce tramite le nuove tecniche di screening mammografico che anche alla disponibilità di trattamenti più efficaci», sottolinea la dottoressa Giovanna Masci, oncologo di Humanitas. L’impatto della prevenzione è risultato però diverso a seconda del sottotipo di tumore mammario: in alcuni casi l’impatto dei nuovi farmaci è stato maggiore.

 

 

Mammografia e farmaci

Per valutare i benefici degli avanzamenti della ricerca sulla mortalità per tumore mammario i ricercatori hanno raccolto i dati relativi alla neoplasia tra il 1975 e il 2000. Hanno così sviluppato dei modelli con cui calcolare quanti decessi ci sarebbero stati in assenza di screening e trattamenti simulando poi l’effetto dello screening preventivo e delle terapie su quei tassi di mortalità. La riduzione del numero dei decessi è risultata pari al 37% e tanto le mammografie quanto i trattamenti sono risultati responsabili della riduzione in egual misura.

Dal 2000 al 2012 si sono registrate importanti novità nella diagnosi e nella cura dei tumori al seno. Ecco che i ricercatori hanno aggiornato i dati: dal 2000 al 2012 si è passati dal 37% al 49% in termini di riduzione della mortalità. In questa seconda fase della ricerca gli autori dello studio hanno “stratificato” l’impatto delle nuove tecniche di screening e delle terapie innovative relativamente ad alcuni sottotipi di tumore al seno.

 

Diversi tipi di tumore

Tra le novità incluse in queste nuove simulazioni i ricercatori hanno preso in considerazione anche la mammografia digitale, l’ormono-terapia, i nuovi trattamenti chemioterapici e il farmaco trastuzumab, un anticorpo monoclonale impiegato nel trattamento del tumore al seno HER-2 positivo (positivo al recettore di tipo 2 del fattore di crescita epidermico umano).

Nel 2012 la riduzione della mortalità è stata pari al 49%: per il 37% ha pesato lo screening, per il 63% i trattamenti. I numeri variano però a seconda del sottotipo di tumore. Per i tumori ER/HER2 positivi (positivi ai recettori degli estrogeni e al recettore di tipo 2 del fattore di crescita epidermico umano), per cui il maggior numero di nuovi trattamenti è disponibile, solo il 31% della riduzione del numero di decessi è associato agli screening mentre il 69% ai trattamenti.

Le quote si avvicinavano, invece, per il tumore ER/HER2 negativo, con meno opzioni di trattamento disponibili, ricordano i ricercatori: 48% associato allo screening e il 52% ai nuovi trattamenti, all’incirca come i risultati riferiti al 2000.

Trattamenti personalizzati

I progressi nelle tecniche di screening e l’introduzione di nuovi farmaci sono stati dunque cruciali per la lotta contro i tumori, ma quali sono state le novità principali degli ultimi anni? «Nel campo dello screening – risponde la dottoressa Masci – un notevole contributo è avvenuto con la tomosintesi mammaria che consente di definire maggiormente i particolari anatomici della ghiandola, migliorando così l’accuratezza diagnostica, in quanto possono essere individuate lesioni che risulterebbero poco visibili con l’esame tradizionale. A sua volta la diagnosi precoce è fondamentale per la cura del tumore mammario poiché consente interventi chirurgici conservativi, ma soprattutto perché riduce la mortalità».

«Un altro contributo notevole alla riduzione della mortalità, direi il maggiore, come dimostrano i dati dell’articolo, è stato ottenuto grazie a trattamenti innovativi sempre più personalizzati, rispettosi della qualità di vita ed efficaci. Negli ultimi anni si sono aggiunte sempre maggiori conoscenze scientifiche che hanno portato a definire vari sottotipi di tumore mammario affinando di conseguenza le armi terapeutiche a nostra disposizione. In particolare – evidenzia la specialista – si è passati da una classificazione esclusivamente morfologica, che teneva conto della dimensione del tumore e del numero di linfonodi coinvolti, a una caratterizzazione biologica molecolare che li suddivide in base all’espressione dei recettori ormonali per estrogeno e progestinico e alla presenza o meno della proteina HER-2. Le scelte terapeutiche, pertanto, sono influenzate dalla biologia del tumore mammario».

«Negli ultimi anni, per la cura dei tumori HER-2 positivi, sono stati sviluppati farmaci molto attivi,  tra cui il trastuzumab, il pertuzumab e il TDM-1, che hanno cambiato in modo molto favorevole la storia naturale di questo sottotipo di tumore mammario, come dimostrano anche i dati dell’articolo. Anche per i tumori non esprimenti i recettori ormonali e HER- 2 (chiamati tripli negativi) sono in corso di studio nuovi farmaci molto promettenti che fanno sperare per un maggiore controllo, in futuro, anche  di questo sottotipo aggressivo di tumore della mammella», conclude la dottoressa Masci.

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