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Frattura della rotula, in genere si risolve con l’intervento chirurgico

26/02/2018

Femore, tibia e rotula sono le tre ossa che compongono l’articolazione del ginocchio. Per la sua localizzazione è la rotula l’osso che, in caso di trauma diretto, è più esposto al rischio frattura: «Un trauma contusivo, come ad esempio quello che può derivare da una caduta “secca” sulla parte anteriore del ginocchio, magari piegato, ad esempio scivolando mentre si fanno le scale, può sicuramente causare una frattura della rotula», ricorda il dottor Andrea Bruno, ortopedico e traumatologo di Humanitas.

Un caso particolare è il cosiddetto “trauma da cruscotto”, «in un incidente stradale – continua lo specialista – il guidatore va a battere il ginocchio piegato contro la struttura interna dell’automobile subendo la frattura della rotula».

 

Le caratteristiche della frattura

La frattura è spesso trasversale, con una linea che scorre orizzontalmente sulla parte anteriore dell’osso, oppure comminuta, ovvero pluriframmentaria, “a stella”, con un punto centrale d’impatto e le rime di frattura che vi si irradiano sulla superficie. Quelle longitudinali sono più rare. Si tratta in ogni caso di un infortunio serio che limita o impedisce del tutto il movimento.

Sarà una semplice radiografia a diagnosticare la frattura e le sue caratteristiche: se composta, con i frammenti ossei che mantengono il contatto o che sono distanziati solo da uno/due millimetri, ovvero scomposta, se il contatto tra i frammenti ossei non viene mantenuto. Una frattura della rotula spesso comporta una lesione cutanea, l’insorgenza di gonfiore e un significativo versamento di sangue all’interno.

Dall’esito dell’esame strumentale arriveranno le indicazioni per il trattamento: «Generalmente, in caso di frattura della rotula, si interviene con la chirurgia, in particolare quando la frattura è completa, ovvero interessa tutto lo spessore dell’osso. Non dimentichiamo – sottolinea lo specialista  – che alla rotula si congiungono i tendini rotuleo e quadricipitale che compongono l’apparato estensore del ginocchio. Questo porta in alto il frammento osseo prossimale mentre quello distale resta fissato alla tibia grazie al legamento rotuleo. Da qui deriva l’incapacità del soggetto a mantenere la posizione eretta».

La chirurgia è richiesta per le fratture scomposte che rappresentano l’esito più frequente del trauma mentre nei casi di frattura composta si può definire un intervento conservativo con gesso; questo servirà a mantenere il contatto dei frammenti ossei durante la guarigione.

Il trauma potrà comportare anche un altro tipo di lesione: «In particolare i traumi da incidente automobilistico – aggiunge l’esperto – possono comportare anche la lesione dei legamenti, in particolare dei legamenti crociati. Tuttavia queste lesioni verranno trattate in un secondo momento essendo la guarigione della frattura rotulea la priorità».

Il recupero

Dopo la guarigione è necessario definire un percorso riabilitativo che abbia come obiettivo il recupero della mobilità articolare, il rinforzo muscolare che potrebbe essere stato pregiudicato dall’immobilità forzata, e la riduzione della rigidità articolare: «Sono necessari almeno due/tre mesi per poter tornare alle attività quotidiane, ad esempio per ricominciare a fare attività fisica». Dopo l’intervento o il trattamento conservativo il medico farà sì che il paziente possa gradualmente poggiare il peso corporeo sulla gamba interessata dalla frattura.

La frattura della rotula, infine, potrà comportare alcune complicanze: «Potrà svilupparsi una forma di artrosi post-traumatica per l’interessamento della cartilagine femoro-rotulea, soprattutto se la frattura è pluriframmentaria. Inoltre, il paziente potrà andare incontro a una forma di dolore e infiammazione cronica, a rigidità e avvertire “scrosci articolari”», conclude il dottor Bruno.

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