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Chirurgia generale

Calcoli biliari, per rimuoverli si può ricorrere anche alla ecoendoscopia

12/03/2018

Una piccola sacca, posta sotto il fegato, fondamentale per il processo digestivo, può essere interessata dalla formazione di calcoli. È la cistifellea o colecisti, dove si raccoglie la bile prodotta dal fegato prima di essere trasportata all’intestino dove parteciperà alla digestione dei grassi. Dei rischi associati alla presenza di calcoli biliari e del ruolo dell’endoscopia nella diagnosi e nel trattamento ci parla la dottoressa Silvia Carrara, Responsabile del Programma Ecoendoscopia di Humanitas.

Chi è più a rischio?

I calcoli alla colecisti sono delle formazioni di varie dimensioni e colori composte da diverse sostanze come i grassi, quindi il colesterolo, i sali biliari o la bilirubina. Quest’ultima è una sostanza che contribuisce a formare la bile ed è il frutto della degradazione dell’emoglobina. Il suo colore è giallo-rossastro e quando i calcoli sono composti da bilirubina assumono una pigmentazione più scura.

«Il motivo per il quale i calcoli biliari si sviluppano non è ancora chiaro. Tuttavia – spiega la dottoressa Carrara – molte persone hanno all’interno della bile una concentrazione alta, al di sopra della media, di colesterolo e/o calcio, da cui si possono sviluppare i calcoli».

«Ci sono vari fattori che aumentano il rischio di sviluppare calcoli biliari:

  • il sesso: sono più comuni nelle donne;
  • l’età: il rischio di calcoli biliari aumenta con l’aumentare dell’età, essendo estremamente rara nei bambini e progressivamente più frequente nel tempo, specialmente dopo i quarant’anni;
  • storia familiare: i calcoli biliari sono più comuni in alcune famiglie, suggerendo che la genetica potrebbe avere un ruolo nello sviluppo della patologia.

Altre condizioni che possono aumentare il rischio di sviluppare calcoli biliari sono: gravidanza, farmaci contenenti estrogeni (come pillole anticoncezionali), obesità, digiuno frequente e prolungato, rapida perdita di peso (compresi i pazienti che hanno trattamenti chirurgici per la perdita di peso), mancanza di attività fisica, diabete mellito, anemia falciforme (e altre condizioni associate alla rapida distruzione dei globuli rossi, come nei pazienti con valvole cardiache meccaniche)».

Anche il pancreas è coinvolto

La presenza di calcoli non è sempre sintomatica. A volte può capitare di riscontrarli per caso, quando vengono eseguiti esami radiologici dell’addome per altre ragioni. Il paziente presenta dei sintomi quando i calcoli bloccano i dotti biliari, la via di passaggio della bile alla cistifellea. Dolore addominale, nausea e vomito sono quelli più frequenti. Il dolore dall’alto addome può anche irradiarsi alla schiena e potrà anche esserci febbre.

In alcuni casi i calcoli possono anche ostacolare il passaggio degli enzimi digestivi dal pancreas comportando così un’infiammazione di quest’organo, ovvero una pancreatite acuta. Un’altra conseguenza possibile della presenza di calcoli biliari è la colangite, cioè l’infiammazione delle vie biliari per la ritenzione della bile. La manifestazione dell’ittero è un sintomo suggestivo di colangite.

Come eliminare i calcoli

Il trattamento dei calcoli è preferibilmente quello chirurgico se questi piccoli sassolini si trovano nella colecisti stessa. Si effettua una colecistectomia (asportazione della cistifellea) nella maggior parte dei casi in laparoscopia (in alcuni casi complessi è possibile ricorrere all’intervento classico in laparotomia, con addome aperto), con diverse piccole incisioni della parete addominale, una pratica mininvasiva. La terapia farmacologica per sciogliere i calcoli di colesterolo è un’opzione possibile ma impiega molto tempo e una volta interrotta il rischio di recidiva è alto.

Qual è il ruolo dell’endoscopia nella diagnosi e nel trattamento dei calcoli? «Il ruolo diagnostico dell’endoscopia, e più precisamente della ecoendoscopia (EUS), è complementare alle tecniche di diagnostica per immagini classiche (ecografia addome, risonanza magnetica) per la ricerca dei calcoli della colecisti. L’ecoendoscopia assume un ruolo principale, insieme alla risonanza magnetica, nella diagnosi di calcolosi della via biliare principale, che rappresenta una condizione clinica spesso sintomatica e causa di dolore tipo colica biliare, in gran parte associata alla presenza di calcoli anche nella colecisti».

«Il trattamento endoscopico dei calcoli della via biliare principale viene eseguito attraverso una ulteriore procedura, l’ERCP (colangio-pancreatografia retrograda endoscopica).  Con questa metodica, mediante l’utilizzo di una sonda endoscopica e di alcuni cateteri dedicati alla procedura, i calcoli biliari vengono rimossi dopo aver eseguito un piccolo taglio della papilla (sfinterotomia), che rappresenta lo sbocco della via biliare nel duodeno».

Infiammazione e tumore

Episodi di calcoli alla cistifellea sono correlati al rischio di tumore? «L’associazione tra il tumore della colecisti e i calcoli, cosi come la motivazione per la quale i calcoli si formano, non è stata ancora dimostrata. La presenza di calcoli è stata notata però nella quasi totalità dei casi di tumore della colecisti. È possibile che i calcoli causino all’interno della colecisti un’infiammazione cronica che determina la comparsa di fenomeni di displasia (modificazioni delle cellule) e successiva cancerizzazione».

«Il rischio potrebbe inoltre aumentare quanto più frequenti sono gli episodi di colecistite, per la maggior parte collegati alla presenza dei calcoli. Al momento non è giustificata la necessità di asportare preventivamente la colecisti nei pazienti che hanno calcoli che non provocano sintomi, in quanto in questi pazienti il rischio di sviluppare il cancro è molto basso», conclude la dottoressa Carrara.

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