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Ginecologia

Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico e come si cura

29/06/2021

La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è il più frequente e comune disordine endocrino dell’età riproduttiva: interessa infatti circa il 5-10% delle donne in età fertile, e può influire negativamente sul metabolismo e sulla capacità riproduttiva.

Cos’è, di preciso, la sindrome dell’ovaio policistico? Quali sono i suoi sintomi, e come trattarla?

Ne parliamo con la dottoressa Maria Rosaria Parisen Toldin, ginecologa di Humanitas.

Sindrome dell’ovaio policistico: di che si tratta

Parliamo di sindrome dell’ovaio policistico quando sono presenti almeno due delle seguenti caratteristiche:

  • irregolarità mestruali con assenza del ciclo mestruale, cicli molto brevi o molto lunghi con conseguenti disfunzioni ovulatorie che si ripercuotono sulla fertilità della donna;
  • segni di iperandrogenismo – ovvero l’aumento degli ormoni maschili – come l’irsutismo – ovvero l’aumento della peluria sul viso e sul corpo soprattutto in alcune zone -, l’acne e l’alopecia (ridotta qualità e quantità di capelli). L’iperandrogenismo è inoltre responsabile della mancata maturazione follicolare, con conseguente assenza dell’ovulazione e quindi dell’aumento del rischio di sindrome metabolica;
  • la presenza, durante l’ecografia, di ovaie policistiche, ovvero ovaie di dimensioni superiori alla norma, e che contengono un gran numero di piccoli follicoli.

Spesso capita che alla sindrome dell’ovaio policistico si associ un quadro di iperinsulinemia, che causa insulino-resistenza.

Questa a sua volta si manifesta più frequentemente con la difficoltà a perdere peso, che contribuisce a un ulteriore aumento della produzione di androgeni.

Non tutte le pazienti affette da PCOS presentano la stessa sintomatologia: le combinazioni possibili sono diverse.

Sindrome dell’ovaio policistico: le cause

Le cause della sindrome dell’ovaio policistico non sono ancora del tutto note, ma sembra sia dovuta a una combinazione di fattori genetici e ambientali.

I sintomi della patologia si sviluppano spesso con la comparsa delle prime mestruazioni (menarca), ma possono comparire anche negli anni successivi.

Quali conseguenze può comportare la patologia?

Le conseguenze a breve, medio e lungo termine sono importanti e comprendono:

  • obesità
  • infertilità
  • diabete
  • malattie cardiovascolari come ipertensione e ipercolesterolemia
  • depressione
  • apnea ostruttiva durante il sonno
  • aumento del rischio di tumore dell’endometrio.

L’infertilità nel 40% dei casi è dovuta alla difficoltà di concepimento per un fattore disovulatorio e a una maggiore incidenza di problematiche ostetriche, come l’aborto, il diabete gestazionale, la macrosomia fetale, la preeclampsia, le anomalie congenite.

La visita ginecologica per la diagnosi

La diagnosi viene fatta dal ginecologo qualora vi sia il sospetto di iperandrogenismo o di disfunzioni ovulatorie associati a un quadro ecografico di ovaio policistico, e solo dopo aver escluso altre cause di iperandrogenismo. 

Durante la visita ginecologica, lo specialista potrà raccogliere informazioni sul ciclo mestruale, le caratteristiche fisiche della paziente, conoscere eventuali patologie familiari e potrà, tramite ecografia transvaginale, confermare la presenza o meno di ovaie policistiche. 

Se necessario, a completamento del quadro diagnostico verrà richiesto anche un prelievo di sangue per valutare l’assetto ormonale, il profilo lipidico e glicemico, la funzionalità tiroidea e la vitamina D.

Sindrome dell’ovaio policistico: come curarla

La sindrome dell’ovaio policistico viene trattata in diversi modi, in base alle sue manifestazioni. Per limitare i segni di iperandrogenismo può essere utile la pillola estro-progestinica (anticoncezionale), mentre per le pazienti con alterazioni del ciclo mestruale che ricercano una gravidanza si cerca di indurre l’ovulazione con vari approcci terapeutici in base al quadro clinico, all’età e alla durata del periodo di ricerca della gravidanza (calo ponderale, attività fisica, variazione dello stile di vita, clomifene citrato, metformina, inositolo, gonadotropine o IVF).

In ogni caso è bene adottare un corretto stile di vita: alimentazione sana ed equilibrata, perdita di peso (in caso di sovrappeso) e attività fisica regolare, sono fondamentali per aiutare a prevenire le conseguenze più severe di questa sindrome.

 

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