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Dermatologia

Pelle, quali sono gli altri tumori diversi dal melanoma?

17/02/2018

Il melanoma non è l’unico tumore che può colpire la pelle. Questo perché i diversi tipi di tumore possono originarsi dalle varie cellule che costituiscono l’epidermide. Il melanoma si sviluppa dai melanociti, le cellule dell’epidermide che hanno il compito di produrre la melanina, la sostanza che dà alla pelle il suo colore naturale e che la protegge dai raggi solari. I tumori cutanei più diffusi sono però il carcinoma basocellulare e il carcinoma squamocellulare più frequenti negli uomini e in età avanzata. Ne parliamo con il dottor Riccardo Borroni, dermatologo di Humanitas.

Carcinoma basocellulare

I carcinomi basocellulari hanno origine dalle cellule dello strato più profondo dell’epidermide, lo strato basale. Anche per questo motivo sono spesso definiti colloquialmente “basaliomi”. Sono in assoluto i tumori più frequenti e insorgono in genere dopo i 50 anni, anche se sono sempre più frequenti casi in soggetti più giovani. Questi tumori si formano molto spesso sulla pelle del viso, in particolare sul naso, ma anche sul cuoio capelluto, sul collo, sul dorso delle mani. Sono infatti le parti del corpo più esposte all’azione dei raggi solari. Ciononostante un carcinoma basocellulare può formarsi su qualsiasi parte del corpo, anche sulle gambe o sul tronco.

Come il melanoma, anche per questo tumore ci sono diversi fattori di rischio: quelli fenotipici, con gli individui con pelle, occhi e capelli chiari a maggior rischio; di tipo ambientale, con l’esposizione prolungata negli anni e senza protezione alle radiazioni ultraviolette dei raggi solari, per l’appunto. Nocive per la pelle sono anche le radiazioni ultraviolette di lampade e lettini abbronzanti. Il DNA delle cellule basali viene danneggiato dai raggi UV innescando l’origine del carcinoma. Per questo, l’aver sviluppato un carcinoma basocellulare rappresenta un “campanello d’allarme” per lo sviluppo, nel corso della vita, di un altro basalioma. Estremamente rara è la predisposizione genetica al carcinoma basocellulare, che si presenta con la sindrome di Gorlin-Golz, caratterizzata oltre che dalla comparsa di carcinomi basocellulari nella giovane età adulta (20-25 anni), da malformazioni scheletriche, tumori cerebrali e tipiche depressioni puntiformi al palmo delle mani e alle piante dei piedi.

Il carcinoma basocellulare ha uno sviluppo molto lento e difficilmente si diffonde ad altri organi. La sua prognosi è favorevole, e il trattamento di prima scelta del carcinoma basocellulare è quello chirurgico, molto spesso risolutivo. In situazioni selezionate, quando il tumore è superficiale, è localizzato in sedi “nobili” come il viso, e quando le condizioni della persona (tra cui l’età e alcune terapie farmacologiche) contribuiscono a un rischio maggiore di complicanze dell’intervento chirurgico (emorragia, infezioni), possono essere prese in considerazione altre opzioni terapeutiche.

Tra queste, per i carcinomi basocellulari superficiali sono indicati imiquimod 5%, che applicato sotto forma di crema sul basalioma, attiva il sistema immunitario a debellare le cellule malate, e la terapia fotodinamica: si applica un farmaco (aminolevulinato) che rende le cellule sensibili alla luce, con la quale si attiva poi il farmaco stesso, che “distrugge” le cellule tumorali della pelle. Nelle rare forme di carcinoma basocellulare metastatico, o quando le dimensioni e la sede anatomica del tumore non ne consentano l’asportazione chirurgica radicale, si può ricorrere alla terapia sistemica con vismodegib.

Carcinoma squamocellulare

Anche questo tumore origina, come il carcinoma basocellulare, dai cheratinociti, il tipo di cellula più rappresentato dell’epidermide. Questi possono andare incontro a una trasformazione neoplastica dando origine a un carcinoma squamocellulare. Il carcinoma squamocellulare ha un decorso clinico più aggressivo del carcinoma basocellulare e, seppur raramente, può dare origine a metastasi.

Come il carcinoma basocellulare, anche questa forma di tumore cutaneo si sviluppa sulle regioni cutanee più esposte ai raggi del sole. Poiché tuttavia le cause del carcinoma squamocellulare non comprendono solo le radiazioni ultraviolette, questo tumore può formarsi persino all’interno della bocca o sulle labbra.

I fattori di rischio sono sempre legati al fenotipo chiaro (capelli biondi o rossi, pelle chiara, occhi azzurri o verdi); all’esposizione alle radiazioni ultraviolette, all’utilizzo di lampade e lettini abbronzanti. Il sistema immunitario ha un ruolo importante sul rischio di insorgenza e sulla progressione del carcinoma squamocellulare, che è il tumore più frequente nei soggetti trapiantati, che assumono terapie immunosoppressive. Il contagio con il Papilloma virus (HPV) può rappresentare un elemento di rischio per l’insorgenza del carcinoma squamocellulare ai genitali e al cavo orale.

Il trattamento di prima scelta del carcinoma squamocellulare è quello chirurgico. Per carcinoma squamocellulare in situ, ciò non ancora invasivo (“morbo di Bowen”) è utile invece la terapia fotodinamica.

La cheratosi attinica

Per il carcinoma squamocellulare è rilevante la diagnosi di cheratosi attinica (o solare). Si tratta di una lesione precancerosa correlata al danneggiamento da esposizione ai raggi UV. Senza trattamento, nel tempo, alcune cheratosi attiniche possono infatti evolvere in carcinoma squamocellulare. Le lesioni sorgono comunemente sul cuoio capelluto degli uomini calvi, ma anche sul viso e sul dorso delle mani. Le cheratosi si presentano come piccole macchie rosa o rosse, che tendono a unirsi tra loro, con superficie ruvida, che al tatto può evocare una sensazione puntoria. Anche sulle labbra, specialmente il labbro inferiore perché maggiormente esposto ai raggi del sole, possono insorgere le cheratosi solari che in questa sede prendono il nome di cheilite attinica.

Il trattamento delle cheratosi attiniche, in virtù della loro natura superficiale, non contempla quasi mai l’uso del bisturi. Per le lesioni isolate sono utili la crioterapia e la diatermocoagulazione, mentre quando le lesioni sono estese o confluenti, oltre alla già citata terapia fotodinamica, sono indicati diclofenac 3%, imiquimod 3.75% e ingenolo mebutato, tre diversi farmaci che, applicati localmente, ciascuno con un suo meccanismo, agiscono sul “campo di cancerizzazione”.

Come per il melanoma anche per i due carcinomi è utile fare l’ispezione dei nei? «Non esattamente. La maggior parte delle cheratosi attiniche, dei carcinomi squamocellulari e basocellulari non è pigmentata e pertanto generalmente i carcinomi epidermici non hanno l’aspetto di un neo», risponde il dottor Borroni. «Tutta la superficie della pelle – prosegue – va accuratamente ispezionata, alla ricerca di macchie o noduli rosa o lesioni desquamanti, o anche piccole croste, con le quali questi tumori possono presentarsi. Sempre utile l’uso del dermatoscopio, che può evidenziare delle specifiche caratteristiche microscopiche, non visibili a occhio nudo, che permettono di confermare la diagnosi e di rendere più efficiente il successivo percorso terapeutico del paziente».

Questi sono i sono i segni e le lesioni cui prestare attenzione: «Una piccola “crosta”, che sembra guarire ma che tende a presentarsi ripetutamente nella stessa posizione, è un indizio che dovrebbe portare il paziente all’attenzione del dermatologo. Anche una lesione rilevata, nodulare, specie se associata a sanguinamento o se insorta rapidamente nelle ultime settimane o mesi, è un segno da non sottovalutare», conclude lo specialista.

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