Un lungo bagno, una nuotata, lavare una montagna di piatti sporchi: sono tutte attività che fanno comparire delle grinze sulla pelle dei polpastrelli. Anche se dopo poco tempo la cute ritorna al suo solito aspetto, molti pensano che questo faccia invecchiare la pelle. Vero o falso? Lo abbiamo chiesto al professor Antonio Costanzo, responsabile di dermatologia di Humanitas e docente all’Humanitas University.

“Falso. Quando la pelle rimane a contatto prolungato con l’acqua, forma delle rughette sui polpastrelli, come se si fosse raggrinzita – risponde l’esperto –. Questo però non significa che la pelle abbia subito un processo di invecchiamento. Si ritiene infatti che questo fenomeno abbia lo scopo di facilitare la presa e l’utilizzo di oggetti in acqua, anche se l’ipotesi non è stata ancora dimostrata scientificamente. Sappiamo però che la pelle si raggrinzisce quando sta in ammollo semplicemente perché si gonfia di acqua, grazie alla presenza di cheratina nello strato superficiale della pelle. La cheratina, infatti, è una proteina che si lega con l’acqua e quando il contatto tra pelle e acqua è prolungato, l’acqua viene attirata dalla cheratina e assorbita nella pelle, creando così il rigonfiamento cutaneo simile a tante rughette. Questa reazione è regolata dalle terminazioni nervose che percorrono l’epidermide; infatti, se le terminazioni nervose sono lesionate, non viene inviato il segnale che da’ il via libera alla reazione e i polpastrelli non si raggrinziscono. Ad ogni modo, in condizioni normali, è sufficiente interrompere il contatto con l’acqua e aspettare qualche minuto per far ritornare la pelle dei polpastrelli al loro aspetto normale.”