L’obesità è un fattore di rischio significativo per l’insorgenza di molti tipi di tumore. Secondo uno studio pubblicato su Annals of Surgery e realizzato negli Stati Uniti da ricercatori della University of Cincinnati, perdere peso con la chirurgia bariatrica in caso di grave obesità aiuta anche nella prevenzione oncologica. Infatti, il rischio di tumore si ridurrebbe di un terzo, se si prende in considerazione ogni tipo di tumore, ma la riduzione è di oltre il 40% quando si osservano solo tumori la cui incidenza è aumentata con l’obesità (mammella, endometrio, colon e pancreas). Il campione esaminato era costituito per l’80% da donne e l’associazione rilevata dallo studio era significativa per le donne, anche perché due dei tumori più legati all’obesità colpiscono esclusivamente le donne loro: tumore all’endometrio e alla mammella. Ne parliamo con il dottor Giuseppe Marinari, Responsabile di Chirurgia Bariatrica di Humanitas.
Lo studio
Il team di ricercatori ha analizzato i dati relativi a 22.198 individui sottoposti a intervento di chirurgia dell’obesità fra il 2005 e il 2012 e 66.427 non sottoposti a intervento negli USA; i pazienti sono stati seguiti fino al 2014. Nei primi si è visto come, nel periodo di follow-up, il rischio di sviluppare qualsiasi forma di tumore fosse ridotto del 33%. Particolarmente forte è risultata l’associazione con alcune neoplasie: il rischio di tumore al seno dopo la menopausa era ridotto del 42%, della metà quello dell’endometrio, del 54% quello del pancreas e del 41% quello al colon.
Secondo i ricercatori si tratta di un ulteriore beneficio della chirurgia dell’obesità, una condizione responsabile – fanno sapere – di circa il 40% delle diagnosi di tumore negli Stati Uniti. Con la perdita di peso migliora il metabolismo, con la riduzione dell’incidenza di diabete, ipertensione e dislipidemia e si riduce anche il rischio cardiovascolare.
Obesità e tumori
A caratterizzare l’obesità è l’eccesso di tessuto adiposo: «Il tessuto adiposo – spiega il dottor Marinari – non è da intendere come una specie di serbatoio di energia, dove chi mangia più del dovuto accumula i grassi in eccesso. Il tessuto adiposo è a tutti gli effetti un grande organo endocrino, capace di alterare la normale produzione di ormoni di vario genere. Spesso le persone pensano che l’obesità sia conseguenza di una cosiddetta “disfunzione ormonale”, mentre è tutto il contrario, è l’obesità che genera una profonda alterazione negli ormoni».
«I meccanismi con cui l’obesità aumenta il rischio di tumore sono comunque molteplici:
- L’obesità provoca insulinoresistenza, nasconde cioè i recettori per l’insulina che tutti noi abbiamo nel muscolo e anche nel tessuto adiposo: il pancreas reagisce producendo più insulina e l’iperinsulinemia stimola le mucose a crescere a dismisura. La mucosa del colon è particolarmente sensibile a questo meccanismo, e infatti i tumori del colon sono più frequenti nei soggetti affetti da diabete tipo 2. La chirurgia bariatrica riduce molto precocemente (cioè prima che sia completata la perdita di peso) la resistenza periferica all’insulina, normalizzando così i livelli di insulina nel sangue;
- L’obesità induce uno stato di infiammazione cronica, che porta alla produzione di citochine proinfiammatorie, quali il TNF-alfa, la proteina C, e molte interleuchine. La relazione fra infiammazione cronica e cancro è un fenomeno molto studiato, e la chirurgia bariatrica inducendo perdita di peso si contrappone allo stato di infiammazione cronica tipico del soggetto obeso;
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L’organo endocrino “tessuto adiposo” ha un forte impatto sulla produzione di ormoni sessuali, e in particolare nella donna postmenopausale aumenta la produzione di estradiolo, a sua volta coinvolto nella genesi di tumori a carico di mammella ed endometrio. Ridurre il volume del tessuto adiposo riduce la produzione di estradiolo e quindi il rischio di carcinogenesi a carico degli organi bersaglio;
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Nell’obesità grave c’è una iperproduzione di adipochine (leptina, adiponectina, resistina), tutte coinvolte nella carcinogenesi a carico di mammella, endometrio e colon; in conseguenza della perdita di peso indotta da chirurgia bariatrica la produzione di adipochine si riduce in modo significativo;
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Infine lo stato di obesità porta il fegato a sviluppare una steatosi non alcolica; persistendo lo stato di obesità la steatosi può evolvere nella steatoepatite che a sua volta può evolvere in cirrosi e tumore del fegato. Non esistono tuttavia a oggi dimostrazioni di una ridotta incidenza di tumori del fegato a seguito di chirurgia bariatrica», conclude lo specialista.