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Ictus, rivoluzione alle porte con l'uso degli stent

13/02/2015

Gli sviluppi sul trattamento dell’ictus sono a una svolta. Un gruppo di ricercatori del Royal Melbourne Hospital ha sperimentato con successo l’uso di uno stent, ovvero di un piccolo cilindro in rete metallica usato per riparare le arterie ostruite. Nei pazienti ai quali è stato applicato, i medici hanno registrato un miglioramento nel ripristino del flusso di sangue al cervello.

L’intervento rivoluzionario è una trombectomia endovascolare poco invasiva, che consiste nell’inserimento di un piccolo tubicino in un’arteria dell’inguine da far risalire nel cervello per catturare il coagulo e rimuoverlo. Tutti i soggetti coinvolti avevano un’occlusione dell’arteria carotide interna o dell’arteria cerebrale media. Nell’89 per cento dei pazienti il flusso sanguigno al cervello è stato ripristinato usando questa tecnica di rimozione rispetto al 34 per cento dei pazienti sottoposti esclusivamente alla terapia standard di dissoluzione del coagulo. La combinazione dei due trattamenti ha permesso al 71 per cento dei pazienti di ritornare a una vita indipendente rispetto al 40 per cento dei pazienti trattati con le normali tecniche in uso.

 

L’ictus, quando il sangue non arriva al cervello

L’ictus è un danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue al cervello si interrompe improvvisamente per la chiusura o rottura di un’arteria. Nel primo caso si parla di ictus ischemico, più frequente, nel secondo invece, si parla di emorragia cerebrale o ictus emorragico, la forma più grave che può essere letale in oltre un caso su due. L’occlusione è causata dalla formazione di depositi di grasso. I risultati della sperimentazione sono stati pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine.

«Dati dal valore inequivocabile – per la dottoressa Simona Marcheselli, responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza di Humanitas –. L’enorme vantaggio dell’impiego dello stent è una riduzione dei tempi di intervento: questo era già utilizzato come rimedio d’emergenza in seguito alla fibrolinisi endovenosa entro le quattro ore e mezzo, ma usarlo direttamente, e con efficacia, rende questa tecnica nettamente superiore”, sottolinea la dottoressa. «Inoltre – conclude – lo stent riduce il sanguinamento di lesioni ischemiche e migliora la ripresa del paziente».

 

Ha risposto la dottoressa Simona Marcheselli

dell’Unità Operativa di Neurologia d’urgenza e Stroke Unit di Humanitas

 

 

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