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Statine, cosa si rischia se si sospende l’assunzione?

23/06/2017

Le statine sono il farmaco più utilizzato per abbassare l’eccesso di colesterolo LDL, il colesterolo “cattivo”. Sebbene la terapia per l’ipercolesterolemia che prevede l’assunzione di statine debba essere seguita per sempre, non sono pochi i casi di abbandono. Ma cosa comporta la sospensione della terapia? Ne parliamo con gli specialisti di Humanitas.

Statine, per quali pazienti?

Presentare alti livelli di colesterolo “cattivo” aumenta le probabilità di insorgenza di aterosclerosi, il processo di restringimento del lume delle arterie per via dell’accumulo dei depositi di grasso lungo le loro pareti. L’aterosclerosi è una malattia che danneggia le coronarie  e che pertanto può gravemente pregiudicare la salute del cuore, pertanto è necessario contrastarla puntando alla riduzione del colesterolo LDL.

La prima linea di intervento prevede la modifica dello stile  di vita, con la prescrizione di una dieta più sana, dell’attività fisica e con il divieto di fumare. Se questo non dovesse bastare allora si passa al trattamento farmacologico. Le statine vengono prescritte ai pazienti a rischio cardiovascolare medio-alto e alto che già hanno modificato il proprio stile di vita senza risultati sufficienti, che presentano livelli di colesterolo LDL almeno pari a 130 mg/dL. La loro ipercolesterolemia può essere associata o meno alla familiarità.

Anche i pazienti che, oltre a queste caratteristiche, presentano ulteriori fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione o arteriopatia periferica, o che abbiano già subito un evento cardio-cerebrovascolare avverso sono candidati alla terapia con statine. In generale queste popolazioni devono abbassare i livelli di colesterolo LDL a meno di 100 o a meno di 70 mg/dL.

Effetti collaterali

Come tutti i farmaci anche le statine hanno i loro effetti indesiderati. Quelli davvero gravi sono però rari e generalmente non mettono in discussione il ricorso alle statine per la popolazione generale. Gli effetti collaterali più comuni sono i dolori muscolari con o senza variazioni dell’enzima creatinfosfochinasi (CPK), in ogni caso mai associate a rabdomiolisi, ovvero alla necrosi del tessuto muscolare. La mialgia, come conseguenza dell’assunzione di statine è comunque una eventualità gestibile dal medico con una variazione della terapia. Se i dolori muscolari si ripresentano, dopo aver provato con due diversi tipi di statine somministrati fino alla massima dose tollerata, allora il paziente è dichiarato intollerante».

Un altro effetto collaterale chiama in causa la salute del fegato: si possono verificare delle variazioni del livello delle transaminasi ma nella maggior parte dei casi non sono significative. In ogni caso quasi sempre non sono una ragione sufficiente per sospendere la terapia.

Stop statine, i rischi

Nella terapia con statine si registrano alti tassi di sospensione. Più di 4 pazienti su 10 smettono di prendere le statine per diversi motivi: per i dolori muscolari, perché pensano di aver raggiunto l’obiettivo del calo del colesterolo, oppure ne riducono autonomamente le dosi. I rischi della sospensione della terapia sono però rilevanti: in primo luogo i livelli di colesterolo LDL tornano quelli precedenti la terapia e in tempi rapidi; per chi ha già subito un evento cardio-cerebrovascolare avverso sale il rischio di subirne un secondo così come aumentano le probabilità di un primo evento in chi fino a quel momento non ne ha manifestati. Infine lo stop della terapia è stato associato a un aumento della mortalità.

I nuovi farmaci contro il colesterolo

Farmaci innovativi si sono affiancati alle statine per combattere l’ipercolesterolemia. Primi fra tutti gli inibitori dell’assorbimento del colesterolo, e in particolare l’ezetimibe: associati alle statine, hanno un effetto maggiore della doppia dose di statina. Queste molecole bloccano il colesterolo assunto con la dieta e rappresentano anche un’alternativa alle statine in caso di intolleranza.

Gli ultimi arrivati sono gli anticorpi monoclonali: sono farmaci da assumere per via sottocutanea una o due volte al mese. Hanno una potenza superiore alle statine o alle statine associate agli inibitori dell’assorbimento del colesterolo. Sono indicati in caso di ipercolesterolemia familiare o nei pazienti in prevenzione secondaria che non raggiungono il proprio target di colesterolo LDL o, infine, in chi è intollerante alle statine.

Non hanno effetti collaterali rilevanti, se non una possibile irritazione nel sito di inoculazione, ma il loro impiego è ancora modesto per l’approvazione relativamente recente da parte delle autorità regolatorie, l’alto costo, che anticipa problemi di sostenibilità economica per i servizi sanitari nazionali, e la necessità di dati scientifici conclusivi nel contesto della prevenzione secondaria.

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