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L’ascolto della musica migliora l’orecchio

11/02/2015

Restare giovani grazie alla musica. Un’ulteriore conferma del potere delle sette note arriva da uno studio del Rotman Research Institute del Baycrest Health Science, un istituto di ricerca canadese sulle neuroscienze cognitive.

Prendere lezioni di musica prima dei 14 anni, e per almeno dieci anni, rafforza quelle aree del cervello che identificano i suoni delle parole: un beneficio che si conserva anche in età avanzata e che bilancia il naturale declino dovuto all’invecchiamento. Nel corso della vita, infatti, anche se non ci sono problemi all’udito, è naturale che le facoltà cognitive legate alla “lettura’” dei suoni, ai processi uditivi e alla comprensione delle parole, diminuiscano.

Musica e terapie riabilitative

Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista The Journal of neuroscience, gli adulti che hanno avuto una formazione da musicisti negli anni passati sono più veloci del 20% rispetto ai loro coetanei nell’identificazione dei fonemi.

Ai test hanno partecipato venti individui di età compresa tra i 55 e i 75 anni, metà musicisti e metà non musicisti; il team ha fatto ricorso alle immagini degli elettroencefalogrammi per analizzare le risposte agli stimoli sonori dei soggetti esaminati.

I partecipanti dovevano identificare dei suoni, alcuni dei quali erano semplici vocali altri invece, erano sovrapposti, mischiati, e dunque più difficili da riconoscere. Ebbene, i vecchi musicisti erano in grado di fornire una descrizione più accurata dei segnali sonori, riuscendo anche a sbrogliare le matasse acustiche create dagli esaminatori.

Con questa pubblicazione, infine, i ricercatori sottolineano il ruolo della musica nelle terapie riabilitative e l’importanza dell’educazione sonora nelle scuole.

«Un’ulteriore conferma dei benefici della musica che può aiutare a decadere di meno», sintetizzano gli specialisti di Humanitas. «Questo lavoro – condotto, attenzione, su musicisti, quindi su persone che hanno una certa consuetudine a rispondere a questi stimoli – dimostra che la musica preserva alcune facoltà cognitive e mantiene il cervello al meglio come strumento da utilizzare».

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