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Malattie neurologiche e “ipotesi alimentare”, i passi avanti della ricerca

21/04/2017

Gli anticorpi che innescano malattie neurologiche rare come la sindrome di Guillain-Barrè potrebbero avere un’origine “alimentare”. È questo il tema del progetto di ricerca “Malattie neurologiche e infiammazioni croniche: il ruolo del cibo”, coordinato dal professor Eduardo Nobile Orazio, responsabile della Sezione Autonoma Malattie neuromuscolari e neuroimmunologia dell’ospedale Humanitas, e finanziato con i fondi del 5×1000 destinati a Humanitas. A che punto è la ricerca?

L’obiettivo del progetto è identificare la presenza di particolari anticorpi che agiscono contro delle molecole non presenti nell’uomo ma riscontrate in alcuni pazienti con neuropatie invalidanti. Lo scopo è quello di capire se l’insorgenza e la progressione di queste gravi patologie siano correlate all’assunzione di determinati alimenti.

Esclusa associazione tra dieta e sviluppo neuropatie

Le molecole in questione sono i gangliosidi GM1 e GD1b, molecole delle cellule neuronali contro cui si rivolgono gli anticorpi oggetto della ricerca. Questi anticorpi sono presenti in alcuni pazienti con neuropatie invalidanti simili alla SLA (Neuropatia Motoria Multifocale-MMN e Polineuropatia Demielinizzante Infiammatoria Cronica-CIDP): l’ipotesi è che la produzione di anticorpi potrebbe essere stimolata dall’assunzione di tali molecole per via alimentare. Ecco le novità dello studio.

(Per approfondire leggi qui: SLA, scoperto nuovo gene grazie a fondi raccolti con secchiate d’acqua)

«La ricerca si è allargata coinvolgendo 33 centri neurologici di tutta Italia di cui 20 hanno già fornito i loro dati. Il numero di pazienti è salito a poco meno di 360 unità con l’obiettivo di arrivare a 400-500 entro fine anno», spiega il professore. «I dati analizzati su 300 pazienti, al momento, ci hanno permesso di escludere l’associazione tra la dieta e lo sviluppo delle malattie neurologiche oggetto della ricerca. Siamo in attesa di ricevere i dati statistici relativi alla possibile influenza della dieta sul decorso della malattia per valutare se questa possa in qualche modo incidere sulla progressione della patologia».

Criteri diagnostici e terapie

«Dall’analisi del siero di circa 110 pazienti è emerso inoltre che il 7-8% presentava un anticorpo associato a un decorso peggiore della patologia. I dati a nostra disposizione, però, sembrano andare in un’altra direzione e non confermare questa associazione. Tuttavia – precisa lo specialista – sono dati che meritano una verifica su una casistica più numerosa».

Un altro importante passo in avanti della ricerca coordinata dal professor Nobile Orazio riguarda i criteri diagnostici delle malattie neurologiche rare oggetto dello studio: «Circa il 10% dei pazienti che non rientrano nei criteri diagnostici in uso rispondono alle terapie allo stesso modo di chi invece ci rientra. Questo aspetto conferma la necessità di aggiornare i criteri diagnostici per far sì che anche altri pazienti siano in grado di ricevere determinate terapie», conclude il professore.

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