Secondo diversi studi sussiste una correlazione fra l’anemia da carenza di ferro e l’ipoacusia, cioè la perdita dell’udito negli adulti, non solo di tipo neurosensoriale dovuta per esempio a una lesione dell’orecchio interno o del nervo acustico, ma anche con componente trasmissiva ovvero quando la perdita dell’udito interessa il sistema di trasmissione del suono che dal condotto uditivo esterno arriva alla staffa costituita dagli ossicini dell’orecchio interno – spiega il dottor Luca Malvezzi, otorinolaringoiatra e specialista in chirurgia cervico facciale dell’ospedale Humanitas. – Nonostante i risultati di diversi studi individuino tale correlazione, tuttavia non è ancora del tutto chiaro quali siano le implicazioni fra la carenza di ferro, chiamata tecnicamente anemia sideropenica, e un udito poco performante. In effetti, la carenza di ferro non è implicata unicamente nell’anemia ma anche in diversi disturbi neurologici; dal momento che il ferro è indispensabile per il processo di normale mielinizzazione, ovvero per il rivestimento dei neuroni con una sostanza chiamata mielina che isola elettricamente il neurone, la sua carenza potrebbe avere ripercussione nella trasmissione dell’onda elettrica attraverso il sistema nervoso e quindi essere la causa della perdita dell’udito. Anche “il sentire” è il risultato della capacità del nostro organismo, e dell’apparato uditivo in particolare, di trasformare l’energia meccanica in elettrica, e di conseguenza l’energia elettrica in percezione sonora. In questo senso, se il sistema elettrico di conduzione presenta dei “cali di tensione” dovuti a carenza di ferro, la nostra performance uditiva non potrà essere ottimale.