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Demenza, più a rischio chi vive vicino a strade molto trafficate?

01/02/2017

Vivere vicino a strade molto trafficate potrebbe aumentare il rischio di sviluppare demenza. Oltre 200 metri da vie di comunicazione molto congestionate sarebbe invece una distanza più sicura. A concludere così è una ricerca canadese realizzata da Public Health Ontario e Institute for Clinical Evaluative Sciences e pubblicata su Lancet.

I ricercatori hanno raccolto i dati di oltre 6,5 milioni di residenti in Ontario con età da 20 a 85 anni per investigare la correlazione tra l’abitare vicino arterie trafficate e demenza, sclerosi multipla e malattia di Parkinson. Per tracciare le distanze sono stati utilizzati i codici postali. Tra il 2001 e il 2012 sono stati riscontrati oltre 243mila casi di demenza, più di 31mila casi Parkinson e circa 9mila diagnosi di sclerosi multipla.

(Per approfondire leggi qui: Lo smog causa disturbi del ritmo del cuore?)

L’unica correlazione significativa è stata rilevata con la demenza e non con le altre due patologie. In particolare la residenza entro 50 metri da strade molto trafficate è stata associata a un aumento del 7% di probabilità di sviluppare demenza rispetto a chi viveva oltre 300 metri; tale incremento scendeva al 4% per i residenti tra 50 e 100 m e al 2% dopo i 200 m di distanza. Oltre non è stato associato alcun aumento del rischio.

Con lo smog si attiva una comunicazione tra polmone e cervello?

«Numerosi studi epidemiologici indicano come ci possa essere una correlazione tra malattie neurologiche-deficit cerebrali e inquinamento dell’aria», ricorda la dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice di Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr.

(Per approfondire leggi qui: Smog e colesterolo, a Milano e Torino cuore e cervello più a rischio)

«È noto che l’inquinamento dell’aria sia un fattore di rischio per le malattie neurodegenerative e possa provocare un attivazione delle cellule microgliali, che rappresentano le cellule immunocompetenti del cervello, ma i meccanismi molecolari coinvolti in questi processi non erano noti. In uno studio molto recente condotto su modelli sperimentali – continua la specialista – gli autori hanno dimostrato come l’esposizione a inquinanti dell’aria causi un aumento delle citochine pro-infiammatorie circolanti e un’attivazione persistente delle cellule microgliali del cervello, tale attivazione era ancora visibile 24 dopo l’esposizione agli agenti inquinanti, suggerendo quindi che possa esistere un asse di comunicazione polmone-cervello».

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