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Malattie reumatiche, perché è importante mettere il cuore al sicuro

11/03/2017

Chi è affetto da malattie reumatiche deve prestare attenzione agli stili di vita non solo per gestire l’evolvere dell’infiammazione. Seguire una dieta bilanciata, non fumare, mantenere un peso corporeo nella norma significa tenere sotto controllo i fattori di rischio cardiovascolare. Le malattie infiammatorie croniche, infatti, si accompagnano spesso a malattie del metabolismo e cardiovascolari dalle conseguenze più nefaste che ne sono nettamente peggiorate per rischio e gravità. In termini tecnici si parla di comorbidità delle malattie reumatiche.

Si tratta di un aspetto fondamentale nella gestione della malattia sia sul versante della prevenzione che del trattamento, un trattamento che deve oggi essere quanto più multidisciplinare, come spiega il professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica dell’ospedale Humanitas e docente all’Università di Milano: «Il paziente deve essere visto nella sua totalità e l’approccio al trattamento deve prevedere il coinvolgimento, a seconda dei casi, di altri specialisti: dal dermatologo al diabetologo, dal nutrizionista al cardiologo al gastroenterologo. L’infiammazione cronica non è solo fonte di dolore articolare o intestinale ma è causa di comorbidità. Pertanto bisogna spegnere l’infiammazione e allo stesso tempo controllare gli altri fattori di rischio».

Più donne che uomini colpite da malattie infiammatorie croniche

Le malattie reumatiche colpiscono in Italia più di 5 milioni di persone, ad ogni età e soprattutto di sesso femminile (la proporzione donne uomini è 70-30 e per alcune malattie anche 90-10), ricorda la Società Italiana di Reumatologia. L’attività infiammatoria e i danni agli organi colpiti sono alla base delle comorbidità nelle malattie reumatiche. Ma a questo fenomeno contribuiscono anche gli stili di vita.

(Per approfondire leggi qui: Artrite psoriasica, l’importanza dell’alimentazione)

Come descritto nel 2015 in una rassegna pubblicata su Nature Reviews Rheumatology, chi è affetto da artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie articolari ha un aumentato rischio di morte prematura rispetto alla popolazione generale soprattutto per malattie cardiovascolari. Nei pazienti con artrite psoriasica il rischio cardiovascolare è paragonabile a quello dei pazienti diabetici. «Un recente editoriale pubblicato su Arthritis Care and Research fa riferimento proprio alla tendenza secondo cui non si muore più “di vecchiaia”, ovvero di malattie reumatiche, ma di malattie cardiovascolari e metaboliche legate all’infiammazione cronica», aggiunge il professor Selmi.

Gestire l’infiammazione anche per la salute del cuore

«I dati confermano come le malattie infiammatorie siano negativamente associate alle malattie metaboliche ma anche al sovrappeso: tanto le prime quanto le seconde possono peggiorare proprio perché coesistono; psoriasi e artrite psoriasica, in almeno 1 caso su 2, sono ad esempio associate ad ipertensione o diabete. Questo perché l’infiammazione moltiplica il rischio, fa da catalizzatore per queste malattie».

(Per approfondire leggi qui: Dieta DASH, contro la pressione alta ma anche contro il rischio di gotta?)

Come intervenire allora? «Se spegniamo l’infiammazione con i farmaci – e oggi ne abbiamo a disposizione di innovativi e molto efficaci – riduciamo anche il rischio cardiovascolare. I fattori di rischio tradizionali modificabili come ipertensione, fumo, obesità, dislipidemia e diabete, assieme a quelli non modificabili (età e sesso), contribuiscono, insieme all’infiammazione cronica, all’aumento di rischio di malattie correlate. Controllare questi fattori, puntando sulla disassuefazione dal fumo di sigaretta, sulla lotta alla sedentarietà, sulla perdita di peso, su un’alimentazione più equilibrata, è la strategia con cui si può contenere il rischio di malattie cardiovascolari nei pazienti affetti da malattie reumatiche», conclude il professor Selmi.

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