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Sale, con il 10% in meno si salverebbero 6 milioni di anni di vita

12/01/2017

Con un pizzico di sale in meno a guadagnarne è la salute. Limitarne il consumo di almeno il 10%, nell’arco di oltre 10 anni, salverebbe circa 6 milioni di anni di vita persi per malattie cardiovascolari. Servirebbero delle politiche governative attuate in collaborazione con l’industria alimentare e messe in pratica in giro per il mondo. È la conclusione di uno studio della Tufts University (Regno Unito) pubblicato su British Medical Journal.

I ricercatori hanno messo a punto un modello utilizzando dei dati dal 2010 con riferimento a 183 Paesi. Sono stati presi in considerazione l’apporto di sodio, i livelli di ipertensione, l’effetto del sodio sulla pressione arteriosa, quelli dell’ipertensione sulle malattie cardiovascolari e i tassi d’incidenza di queste patologie. I dati sono stati combinati con i costi dei programmi governativi di riduzione del consumo di sale in termini, ad esempio, di risorse umane e campagne di comunicazione per orientare i consumatori verso nuove abitudini alimentari.

Per l’Oms con meno sale evitabili 1,7 milioni di morti

È emerso che con una graduale riduzione del consumo di sale verrebbero risparmiati in media ogni anno 5,8 milioni di anni di vita persi per malattie cardiovascolari: malattia coronarica, ictus e altre patologie, oltre a un risparmio medio di 204 dollari per anno di vita salvato.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha stimato in 1,7 milioni le morti evitabili ogni anno se il consumo di sale venisse ridotto ai livelli raccomandati di meno di 5 grammi al giorno, tanto quanto un cucchiaino da tè.

Contenere l’apporto di sale è uno dei consigli per una dieta sana. L’eccessivo introito è un fattore di rischio di ipertensione arteriosa, a sua volta tra i principali elementi di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari: il sale, presente anche in molti piatti già pronti, è nemico della pressione del sangue e del cuore poiché aumenta il carico di lavoro del muscolo cardiaco per effetto della ritenzione di liquidi con associato innalzamento dei livelli di pressione arteriosa.

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