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Mamma, femminile plurale: cinque profili per la società di oggi

18/11/2016

Cambia la società e cambia anche il profilo della madre. Secondo Maria Letizia Verri, Research Director in 2Bresearch Analysis Exploration, sono cinque i profili delle mamme di oggi: Controller, Scout, You&Me, Relaxed e in Team. Il nuovo ritratto della figura materna è il risultato di un’indagine che Maria Letizia Verri ha condotto su un campione di 800 donne ed è contenuto nel libro Mamma, femminile plurale (ed. Franco Angeli).

Le tendenze della natalità e della maternità in Italia riflettono i cambiamenti in atto e quelli ormai consolidati all’interno della società: più mamme 40enni che under 25; una media di figli per donna sempre più bassa; meno nascite dentro il matrimonio e più bebè in coppie non coniugate; una mamma lavoratrice su 2 che affida la cura dei piccoli ai nonni.

Nel 2014, dice l’Istat, l’età media alla nascita del primo figlio è 31,5 anni, 32,1 anni considerando solo le donne di nazionalità italiana. Quasi il 9% ha almeno 40 anni mentre l’8,5% ne ha meno di 25. In un’indagine del 2012 sempre dell’istituto di statistica meno della metà delle mamme intervistate risultava occupata, un terzo era casalinga e più del 10% in cerca di occupazione. Per chi ha un impiego è sicuramente complicato conciliare lavoro e famiglia, ed ecco che intervengono altre figure di riferimento come i nonni, destinatari della cura dei bambini in 1 caso su 2.

Ma come sono le mamme di oggi?

Multitasking, dinamiche, attente alle innovazioni, con caratteristiche comuni ma ben distinguibili, suggerisce l’autrice del libro. C’è la vigile e apprensiva mamma Controller che difficilmente affida la cura del figlio a qualcun altro; la mamma Scout, sempre attenta ma meno severa nel definire un percorso educativo del proprio bambino; le mamme You&Me, una moderna rivisitazione della “mamma chioccia”; quelle Relaxed (la maggioranza) che riescono a tenere insieme con disinvoltura lavoro, famiglia e cura di sé; infine le donne in Team circondate da altre persone come i nonni e le baby sitter.

In un contesto sociale in continua evoluzione la maternità ne assorbe le spinte. Ed ecco che in molti casi l’essere mamma si configura come un’esperienza da condividere virtualmente sui social, entrando in contatto con altre mamme tra forum, chat e community. Il web è anche una piattaforma su cui raccontare la maternità, basti pensare al mummy blogging. «Il web per le mamme (specie se neo o addirittura gestanti) rappresenta una risorsa indispensabile, un punto di riferimento importante e soprattutto a portata di mano, che offre l’opportunità di cercare informazioni e di confrontarsi, senza spazio e senza tempo, con altre donne nella stessa situazione», spiega a Humanitas Salute Maria Letizia Verri.

copertina«Purtroppo (o per fortuna) questo succede anche per tematiche più delicate e che avrebbero bisogno di maggiore selezione e controllo, come salute, prevenzione e benessere. Le mamme sono fondamentalmente impazienti e, a fronte di un bisogno, di un dubbio o anche una semplice curiosità, vogliono risposte immediate. La rete, con tutti i limiti del caso, si presta bene a questa esigenza e di fatto rappresenta il primo approdo nella ricerca di risposte. Il web in realtà, dove possibile, cerca di regolamentare la divulgazione di questo genere di informazioni, molti siti “tematici” ad esempio prevedono interventi di figure specializzate (rubriche come il medico/il pediatra risponde)».

«Meno controllati, per forza di cose, i forum, le community in cui convergono racconti di esperienze di altre mamme spesso del tutto soggettivi o comunque “viziati” da personali coinvolgimenti emotivi. Un rischio tuttavia arginato da un diffuso buon senso tra le mamme che oggi, molto consapevoli, e non assolutamente sprovvedute, usano la rete per “farsi una prima idea” ma in genere non prendono iniziative in modo superficiale e senza una conferma da parte di professionisti o figure più autorevoli. Il pediatra, il nutrizionista ecc…hanno sempre l’ultima parola, specie in casi di problematiche più serie e soprattutto in presenza di bambini piccoli».

In un capitolo di Mamma, femminile plurale si parla di biologico e omeopatia. Che tipo di sensibilità mostrano le mamme del libro verso questi settori?

«Le mamme sicuramente sono il target più sensibile a questo tipo di tematiche e, anche nel caso siano più superficiali e disincantate rispetto a quello che concerne la propria alimentazione, così come la propria salute, non lo sono altrettanto quando si parla di alimentazione e salute dei figli. E l’attenzione alla dimensione salutare passa in primis dal concetto di naturalità che coinvolge un po’ tutti gli aspetti della vita e tutte le forme di consumo», risponde l’autrice di Mamma, femminile plurale.

(Per approfondire leggi qui: Future mamme e bebè, a tavola in salute col nuovo libro di Marco Bianchi)

«Il biologico ad esempio, sebbene con differenti livelli di consapevolezza (non tutte lo sanno individuare e riconoscere correttamente), sembra essere, almeno su un piano ideale, una condizione auspicabile nella scelta dei prodotti destinati ai propri figli. E spesso non solo in ambito alimentare, ma anche per quello che riguarda igiene e cura, abbigliamento e tutto ciò che viene a contatto “internamente” o “esternamente” con il proprio bambino. Il fenomeno viene poi amplificato in situazioni in cui esplodono particolari fobie alimentari (tra le ultime l’olio di palma) dove il biologico diventa quasi un rifugio e una rassicurazione e spesso non si circoscrive solo ai consumi familiari e alle scelte personali, ma inizia ad estendersi in tutte le realtà che si sviluppano intorno al bambino e che il bambino vive nella sua quotidianità. Sempre più frequenti e numerosi ad esempio i dibattiti sulle mense bio di asili e scuole di cui si rivendica con forza il diritto».

Omeopatia, relazione complessa

«Per quanto riguarda l’omeopatia il discorso appare un po’ più complesso perché di fatto ancora molto nebuloso. È sicuramente uno di quegli argomenti che animano il web con pagine e pagine di dibattiti e di confronti e generano le cosiddette crociate pro e contro, schierando di fronte promoter e detractor. La maggior parte delle mamme dimostra di non aver ben compreso i meccanismi di funzionamento, né tanto meno la motivazione di fondo di una scelta di cura omeopatica. Motivo per cui si assiste, molto frequentemente, a un impiego congiunto di medicinali tradizionali e alternativi. Non si può certo dire quindi che l’adesione alla linea omeopatica sia consapevole e rigorosa. Eventualmente è più una possibilità di intervenire a livello preventivo e ridurre l’impiego di componenti chimici».

(Per approfondire leggi qui: La curiosità è femmina, proprio come la prevenzione!)

«Nonostante il tema sia ancora confuso, non c’è mamma che non abbia provato e sperimentato almeno qualche volta soluzioni omeopatiche. Una strada che si intraprende con più facilità ad esempio, in presenza di neonati perché meno ansiogena e ben adatta a situazioni come dentizione, coliche, regolazione del sonno e delle fasi giorno-notte. E poi ci sono le mamme assolutamente convinte ed “esclusiviste” delle cure omeopatiche che non cedono neanche di fronte a situazioni di maggiore emergenza che richiederebbero forme di intervento più veloci. Sono mamme, per fortuna poche, che concedono credibilità ai principi delle cure alternative ma che purtroppo, più delle altre, sono attive sul web e ne promuovono i vantaggi (l’assenza di effetti collaterali, la non tossicità, la personalizzazione della cura rispetto invece a una standardizzazione dell’alternativa tradizionale). Spesso purtroppo – conclude l’autrice – si spingono fino a convinzioni e scelte più estreme come il rifiuto dei vaccini, innescando veri e propri processi di “rivolta” in società».

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