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Zika, un anno fa i primi casi in Brasile

06/05/2016

È passato un anno da quando il Brasile confermò in laboratorio i primi casi di infezione da virus Zika. Da allora, con il passare dei mesi, è aumentata l’attenzione di tutta la comunità scientifica e anche dell’opinione pubblica su un virus piuttosto misterioso, trasmesso dalle zanzare, che probabilmente causa malformazioni nei feti, se contratto in gravidanza, e altri disturbi neurologici.

A ricordare che sono passati 12 mesi da quel 7 maggio del 2015 è l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità. Lo scorso 1 febbraio l’Oms ha dichiarato i casi di microcefalia nei neonati in Brasile e in altri Paesi dell’America Latina e l’associazione con Zika un’emergenza sanitaria di interesse internazionale. Negli scorsi mesi sono aumentate le prove a supporto del legame causa/effetto tra infezione da virus Zika e microcefalia. Poche settimane fa si sono pronunciati in questo senso i Centers for Disease and Control and Prevention americani ed è stato raggiunto un consenso scientifico sul rapporto di causalità.

(Per approfondire leggi qui: Zika, “Dobbiamo agire adesso”. Le preoccupazioni degli Stati Uniti)

Alla fine di marzo 2015 il Brasile informò l’Oms di circa 7mila casi di una malattia non meglio identificata caratterizzata da eruzioni cutanee in sei Stati del Nord Est del Paese. In 13 casi su 100 fu confermata l’infezione da dengue, gli altri invece rimasero irrisolti. Con ulteriori test in laboratorio furono confermati i primi casi di infezione da virus Zika. Al momento, fa sapere l’Oms, sono 55 i Paesi che hanno riportato una trasmissione autoctona del virus, concentrati in Africa, Asia e America del Sud. Nove Stati, tra cui l’Italia, hanno riferito anche di una trasmissione da persona a persona probabilmente per via sessuale.

Popolazioni di Africa e Asia immuni a virus Zika, si chiede l’Oms

“L’emergere di Zika nelle Americhe ha sorpreso un mondo che era totalmente impreparato specialmente con le anormalità che provoca nei neonati. Senza nessun vaccino i medici possono offrire alle donne in età fertile poca protezione”, scrive l’Oms.

(Per approfondire leggi qui: Zika, Oms: primi test su vaccino entro fine anno)

Sebbene l’infezione da virus Zika sia passata da “malattia benigna”, restando tale in moltissimi casi, a “emergenza sanitaria globale”, la malattia rimane ancora piuttosto oscura. Molte domande non hanno ancora risposta e la più “scottante”, dice l’Oms, è se le popolazioni di Asia e Africa abbiano sviluppato una qualche forma di immunità dovuta alla presenza decennale del virus. La ricerca si sta occupando di anticorpi anche se i risultati degli studi relativi a questi aspetti vanno presi con cautela, avverte l’Oms: gli anticorpi rilevati potrebbero infatti essere anticorpi del virus dengue o di virus simili a Zika trasportati dalle stesse zanzare-vettore.

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