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Artemisia annua: pianta cura tumori?

15/01/2016

Artemisia e tumori, c’è relazione? Facciamo chiarezza. L’Artemisia è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteracee, originaria della Cina, di cui si sta parlando moltissimo. Il motivo è presto detto: le sue proprietà terapeutiche (vere o presunte). L’Artemisia viene presentata come una pianta in grado di curare moltissimi tumori in modo naturale e con tempi brevissimi, praticamente da record: alcuni ricercatori americani hanno sostenuto che sia stata in grado di uccidere la maggior parte delle cellule maligne di un tumore del polmone in sole ventiquattro ore. Se queste affermazioni fossero verificate, saremmo di fronte ad un vero e proprio “balzo” in avanti della ricerca.

L’utilizzo di questa pianta nella pratica clinica rappresenterebbe davvero una svolta importante nella lotta ai tumori? Risponde il professor Armando Santoro, direttore di Humanitas Cancer Center. “L’Artemisia annua è un’erba le cui proprietà medicinali sono note all’uomo da moltissimo tempo: è stata usata, per esempio, contro la malaria e se ne conosce l’impiego come trattamento sintomatico per l’asma allergico e come antisettico ed antibatterico. L’entusiasmo delle persone porta spesso i media a ‘cavalcare l’onda’ dell’esagerazione e del sensazionalismo; tuttavia, in questo caso, c’è un fondo di verità nelle affermazioni che si possono leggere nei numerosi articoli apparsi sulla rete in questi ultimi tempi.

La pianta, infatti, contiene due principi attivi (l’artemisinina e la diidroartemisinina) che sono considerati molto interessanti dalla ricerca scientifica, tanto che sono entrambi in corso di sperimentazione su varie patologie oncologiche. È però ancora presto per esprimersi in merito alla reale utilità della pianta e dei suoi principi attivi per la produzione di farmaci antitumorali: le ricerche effettuate fino ad ora non sono sufficienti per poter dare un giudizio definitivo” spiega il professor Santoro.

“In sostanza, non sappiamo ancora se l’Artemisia annua possa davvero essere utile per ipotizzare una nuova terapia oncologica, ed ancor meno in che modo sia possibile utilizzarne le proprietà. Per questo motivo, ad oggi è sconsigliata la sua somministrazione in alternativa alle terapie tradizionali se non, per l’appunto, nell’ambito di sperimentazioni cliniche con criteri scientifici e rigorosi di valutazione. Al di fuori di tale ambito sperimentale, al momento non vi sono dati che giustifichino il suo utilizzo”.

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