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Ubriachi di ossitocina: l’ormone dell’amore agisce come l’alcol

25/05/2015

L’ossitocina, il cosiddetto ormone dell’amore ha gli stessi effetti dell’alcol, nel bene e nel male. Può rendere le persone più empatiche ma anche più aggressive. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Università di Birmingham, Regno Unito, in uno studio pubblicato sulla rivista Neuroscience and Behavioural Reviews.

Gli scienziati hanno preso in esame alcune ricerche già effettuate sulle reazioni e sui processi che l’alcol e l’ossitocina inducono nel cervello umano. L’ossitocina, il neurotrasmettitore prodotto dall’ipotalamo, è noto a tutti come l’ormone dell’amore dal momento che favorisce le interazioni sociali e i legami affettivi, primo fra tutti quello tra madre e figlio sin dalla nascita. Ancora, l’ormone è stato associato a quei comportamenti sociali che spingono le persone verso gli altri: l’altruismo, la generosità e l’empatia. Proprio come può succedere dopo aver bevuto un bicchiere di vino o di birra.

Secondo quanto sottolineato dagli autori, l’ossitocina e l’alcol, pur indirizzandosi verso diversi recettori nel cervello, sembrerebbero stimolare la trasmissione di un particolare neurotrasmettitore inibitorio in differenti parti del cervello. Questi circuiti neuronali controllano la sensazione di stress e ansia, due condizioni che possono inchiodare chiunque in momenti delicati come, ad esempio, la vigilia di un colloquio di lavoro o di un primo appuntamento.

L’effetto inibitorio dell’alcol è un effetto noto, tuttavia i ricercatori mettono in guardia dalla sua assunzione per diventare un po’ più sicuri di sé. Anche perché c’è il rovescio della medaglia che riguarda anche l’ormone dell’amore. Le persone possono diventare più aggressive, arroganti e invidiose e possono non sentire paura di fronte a situazioni di pericolo che invece la richiederebbero, o provare troppa fiducia nell’altro al punto da esporsi a qualche rischio.

 

Come l’ormone dell’amore, anche altre sostanze possono influenzare cambiamenti psicologici

Sulla scorta di quanto emerge dalla ricerca, l’ossitocina potrebbe trovare un impiego clinico nel trattamento di condizioni psicologiche e psichiatriche? «Ci sono studi preclinici che hanno dimostrato come alcuni deficit comportamentali e cognitivi legati a un’alterazione dell’eccitabilità neuronale in età evolutiva possano essere modulati in età adulta dall’ossitocina, preludendo quindi a potenziali nuovi approcci terapeutici basati sull’uso di queste molecole», risponde la dottoressa Elisabetta Menna, ricercatrice dell’ospedale Humanitas e dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr.

«Infatti numerosi laboratori stanno studiando la farmacologia cellulare e molecolare dei recettori per l’ossitocina – continua la specialista – e in particolare le proprietà di legame al recettore e la regolazione delle funzioni cellulari e il drug design. Tuttavia, ulteriori ricerche, specialmente in relazione all’uso dell’ossitocina nei bambini saranno necessarie».

«È importante riconoscere, infatti, che gli ormoni hanno effetti profondi sul tutto il corpo e possono influenzare altri cambiamenti psicologici. L’ossitocina, ad esempio, ha influenza sui livelli di sodio, così come sul glucagone e sull’insulina – che influenzano i livelli di zucchero nel sangue. In ogni caso, i risultati di numerosi studi su ossitocina e autismo sono promettenti perché mostrano come un ormone può avere effetti travolgenti ad ampio raggio per molte sfide comportamentali e cognitive riscontrate nell’autismo», conclude la dottoressa Menna.

 

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