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La solitudine e l’isolamento sociale accorciano la vita

23/03/2015

La solitudine e l’isolamento sociale accorciano la vita. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Perspectives on Psychological Science da un gruppo di psicologi della Brigham Young University di Provo (Stati Uniti) secondo cui trascorrere troppo tempo in solitudine e non avere relazioni sociali sono due fattori di rischio per la mortalità precoce alla pari di obesità, vizio del fumo ed esposizione all’inquinamento atmosferico, tutti fattori già noti per la loro influenza negativa sulla salute e sull’aspettativa di vita.

Secondo la ricerca, l’assenza o la forte scarsità di connessioni sociali e la solitudine dovrebbero essere considerate fattori di rischio per i soggetti di tutte le età, sebbene gli anziani siano la fetta di popolazione più a rischio per la maggiore propensione a vivere in solitudine o isolati e per le diverse problematiche di salute che ne aumentano il rischio di mortalità generale.

Anche se i due termini sembrano simili, solitudine e isolamento sociale sono due cose diverse: la solitudine è la condizione mentale di chi si sente isolato dal resto del mondo (ci si può sentire soli pur essendo, magari, circondati da tante persone), mentre l’isolamento sociale è la condizione che consiste nel non avere contatti con il mondo esterno.

Gli effetti della solitudine sono simili a quelli dell’obesità

Gli studiosi che hanno realizzato lo studio precisano che l’effetto negativo della solitudine sulla salute è paragonabile a quello provocato dall’obesità, ed è quindi ora che si inizi a considerare seriamente l’importanza del coinvolgimento delle relazioni sociali anche nelle campagne di sensibilizzazione alla salute pubblica.

I professionisti di Humanitas sostengono come il supporto di chi ci sta vicino sia fondamentale per il successo delle terapie. La parola caregiver è ormai di uso comune per indicare quella persona che assiste un paziente anziano malato o disabile, che sia un congiunto o un amico. La ricerca americana ci dice proprio questo: di fronte a terapie avanzate il traguardo si può raggiungere più facilmente con l’aiuto degli altri. Queste terapie richiedono spesso percorsi complicati, un certo grado di aderenza ai trattamenti, la gestione degli effetti indesiderati. Se un anziano è solo è più difficile che segua correttamente tutte le complesse prescrizioni. Un problema che avrà un impatto sempre maggiore negli anni per via dell’invecchiamento generale della popolazione.

 

 

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