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Legalizzare la marijuana: quali rischi?

03/09/2014

È in aumento il numero dei Paesi che sta prendendo in considerazione l’opportunità di legalizzare la vendita della marijuana: questa scelta potrebbe causare una distorsione della percezione della pericolosità della droga, che, diventando accessibile e legale, verrebbe percepita come non pericolosa. In poche parole, una maggiore accessibilità al prodotto, per di più legale, ne potrebbe aumentare il consumo.

Abbiamo chiesto un parere ai professionisti di Humanitas.

 

La marijuana, così come l’alcool e il tabacco, è una sostanza che provoca dipendenza: pertanto viene classificata come droga. Come tutte le droghe, e come tutti i farmaci, può avere effetti dannosi ma potrebbe anche avere effetti benefici. La linea sottile che corre fra bene e male dipende dalla dimostrazione scientifica dei suoi effetti: alcuni sono dimostrati, altri sono solo ipotizzati. La diffusione attraverso i media di informazioni parziali o non corrette può portare a conclusioni inesatte: ipotesi che dovrebbero rimanere tali rischiano di venire comunicate come certezze, anche se la ricerca non le ha ancora confermate. Per esempio, si “dice” che la marijuana possa essere benefica nel controllo del dolore: questa ipotesi automaticamente e in modo subliminale trasforma questa droga in qualcosa di “buono”; e la legalizzazione della distribuzione, unita a questa percezione sommaria, potrebbe aumentarne il consumo per indicazioni diverse da quelle effettivamente dimostrate dal punto di vista scientifico.

Diventa quindi estremamente importante definire in quali casi gli effetti benefici della sostanza sono accertati e a quali effetti negativi si accompagnano, senza mistificazione, in modo che chi sceglie di consumare questa sostanza sappia perché lo fa, che cosa si deve aspettare in termini positivi e quali rischi corre, senza basarsi su giudizi spesso sommari espressi a molti livelli, in modo che la scelta di consumare la marijuana sia consapevole e non frutto di equivoci, tenendo conto degli effetti negativi ed eventualmente positivi dimostrati e non solo dovuti a chiacchiere da bar.

Il New England Journal of Medicine poche settimane fa ha affrontato questo tema non riportando l’opinione di un singolo ricercatore, ma riferendo con cura ciò che ad oggi la ricerca scientifica ha dimostrato. In modo ugualmente serio negli USA è attivo un Istituto “Marijuana e Medicina” nato appositamente per diffondere informazioni scientificamente dimostrate su questo tema.

Ad oggi è dimostrato che la marijuana contribuisce ad aumentare l’appetito nei pazienti colpiti da AIDS, ad alleviare la nausea nei pazienti in chemioterapia e il dolore e la spasticità in molte malattie neurologiche, e a ridurre la pressione endo oculare nel glaucoma.

La ricerca scientifica è attualmente impegnata a identificare e riprodurre in laboratorio il principio attivo che provoca questi effetti benefici.

I medici che la prescrivono oggi lo fanno assumendosi la responsabilità di eventuali effetti negativi: per esempio nei pazienti con HIV la marijuana può accentuare i sintomi da deficit cognitivo determinati dal virus.

Non c’è dubbio che il consumo di marijuana si correli a effetti negativi sulla salute: è dimostrato che provoca dipendenza che interferisce con le funzioni cognitive (memoria) e sulla coordinazione pensiero/movimento, con conseguenze gravi, per esempio nella guida di autoveicoli. È anche dimostrato che il consumo abituale, soprattutto se iniziato in adolescenza, altera lo sviluppo delle funzioni cerebrali condizionando l’evoluzione dell’individuo da un punto di vista biologico, educazionale, sociale e professionale.

Di tutti questi aspetti il legislatore dovrà tenere conto qualora prendesse in considerazione la possibilità di legalizzarne la distribuzione.

 

 

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