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Mani e piedi freddi, un disturbo non solo invernale

27/12/2012

Una volta, quando il riscaldamento non era diffuso in tutte le case, erano parecchi le persone che soffrivano di “geloni”. La pelle umana per sua natura non è fatta per sopportare il freddo e il sangue tende, d’inverno a non “arrivare” alle estremità, mani e piedi, con il risultato è di averli sempre freddi. Il rimedio immediato è semplice, vale a dire coprirsi bene con guanti e calzettoni di lana, ma non sempre è sufficiente a risolvere il problema. Potremmo infatti essere in presenza di una patologia arteriosa che risente del freddo, delle temperature rigide esterne e che può configurarsi, a seconda dei pazienti, in forme più o meno importanti. Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Setti, responsabile della Chirurgia vascolare di Humanitas Gavazzeni. “Il sistema circolatorio arterioso porta sangue ossigenato, fondamentale per la sopravvivenza dei tessuti dal cuore, con un fare centrifugo che va verso l’esterno alla parte alta (carotidi, cervello, sistema arterioso cerebrale), e verso il basso a tutti gli apparati viscerali (fegato, intestino, reni etc), e agli arti superiori e inferiori quindi mani e piedi. In presenza di vasculopatie funzionali, le arterie non sono danneggiate ma presentano una ipersensibilità al freddo”. L’ ipersensibilità non è però causata solo dal freddo ma, in genere, anche da altri elementi come l’abuso di nicotina e altri fattori tossici (dalla caffeina alle sostanze tossiche) o, anche, da disturbi dell’apparato ormonale soprattutto nelle donne. “La sofferenza del freddo può nascondere alcune arteriopatie funzionali come la malattia di Raynaud/ fenomeno di Raynaud, le arteriolopatie vasospastiche terminali, le arteriti infiammatorie o le acrocianosi, quest’ultime del tutto benigne, ma che manifestano un disagio estetico quale il naso bluastro – spiega il dottor Setti -. Nella malattia di Raynaud invece mani e piedi diventano bianchi; freddo e dolore sono dovute a una “sincope”: si verifica una chiusura delle arterie più piccole e il sangue non arriva. In genere questi disturbi funzionali hanno però una evoluzione benigna e portano sempre a un recupero completo degli arti con la semplice protezione dal freddo e l’eliminazione delle concause”. Se questi rimedi non bastano, è consigliabile sottoporsi ad esami ed intervenire con un trattamento farmacologico. “Se il raffreddamento non passa, allora è bene sottoporsi ad indagini strumentali non invasive; per questa patologia, il più adatto è l’ecocolordoppler ad ultrasuoni – sottolinea Marco Setti -. Solo in presenza di casi particolari lo specialista potrà suggerire indagini invasive come l’angiotac, l’angio risonanza magnetica o l’angiografia tradizionale. Di fronte ad un disturbo che cela anche un danno organico (in pazienti diabetici, dializzati, affetti da Lupus, sclerodermici), si interviene con una diagnostica basale (normale) – doppler – e si procura poi la sincope con un cold test, un raffreddamento programmato. La terapia è basata fondamentalmente su farmaci antispastici vaso dilatanti che hanno l’effetto di produrre una vasodilatazione nel momento in cui si verifica questo spasmo; si tratta di farmaci sintomatici che si assumono durante la stagione fredda e poi si sospendono”. Ad essere più colpite da questo disturbo sono le giovani donne, essendo connesso a fattori ormonali (e che possono poi risolversi con l’età adulta), ma anche i soggetti diabetici e nefropatici.

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