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Ernia all’inguine, i vantaggi delle fasce auto-fissanti

24/07/2012

Aderiscono meglio ai tessuti e sono facilmente assorbibili dall’organismo. Il dott. Uberto Fumagalli, responsabile della sezione di Chirurgia esofago-gastrica di Humanitas, ci spiega i vantaggi delle fasce auto-fissanti.

L’ernia inguinale è una patologia diffusa. Colpisce in genere sia uomini che donne, con una netta prevalenza tuttavia dei primi. Provoca fastidio e dolore al basso ventre e col passare del tempo, se viene trascurata o non viene curata in modo corretto, può portare a una serie di complicanze per le quali è necessario intervenire con urgenza.

L’ernia inguinale consiste nella fuoriuscita dei visceri attraverso un orifizio a causa di un indebolimento della struttura muscolare e legamentosa addominale in prossimità dell’inguine. Una riparazione chirurgica può essere consigliata sia per trattare i sintomi che essa condiziona, sia per prevenire eventuali complicaze. L’intervento chirurgico di riparazione dell’ernia si chiama ernioplastica. Questa può essere effettuata con accessi diversi: con un taglio direttamente a livello dell’inguine (intervento per via anteriore), oppure si può scegliere di effettuare la riparazione per via laparoscopica (intervento per via posteriore). Questa seconda tecnica è indicata, in genere, per trattare ernie bilaterali (che interessano quindi entrambi i lati dell’addome) oppure in caso di recidiva, dopo un’operazione per via anteriore.

L’intervento di ernioplastica prevede generalmente (sempre nel caso di operazioni per via laparoscopica), l’utilizzo di una rete protesica in materiale plastico per rinforzare la parete addominale lacerata. “Nel corso dell’intervento laparoscopico, dopo aver ben esposto le strutture anatomiche della regione inguinale ed aver ben isolato il difetto parietale, – spiega il dottor Uberto Fumagalli – si introduce nell’addome una rete. Questa può essere fissata alla parete addominale con modalità differenti: si possono utilizzare tradizionali clips al titanio, oppure possono essere impiegati collanti di origine biologica o di sintesi. Recentemente è stata inoltre introdotta sul mercato una rete protesica auto-fissante, ossia in grado di aderire perfettamente all’addome in modo autonomo, grazie alla presenza, su uno dei due lati, di “gancetti” riassorbibili che la rendono simile al “velcro”. Questa rete viene utilizzata in genere negli interventi per via inguinotomica. Ma il suo impiego è ideale soprattutto in laparoscopia, dove viene usata in alternativa alle tradizionali clips al titanio. Ciò permette di ridurre il rischio di comparsa di dolore cronico postoperatorio che talvolta si manifesta, e può essere correlato proprio all’utilizzo delle clips metalliche”.

La caratteristica auto-aderente di queste reti permette infatti una fissazione sicura, senza ricorrere ad ulteriori fissanti. E’ prodotta con poliestere idrofilico leggero, un materiale poroso in grado di favorire la crescita interna del tessuto, riducendo il dolore. Un altro fattore da non trascurare è la sua proprietà di essere semi-assorbibile: in questo modo la quantità di materiale estraneo che permane all’interno dell’organismo risulta ridotta.

“La rete – prosegue il dott. Fumagalli – viene posizionata dal chirurgo all’interno dell’addome avvolta in un’apposita protezione in plastica, per evitare che la parte “ruvida” (ossia quella provvista di “gancetti”) si impigli nel tessuto ed impedisca al chirurgo di posizionarla in modo corretto. Una volta distesa e rimossa la superficie di plastica che la riveste, la rete aderisce autonomamente alle pareti dell’addome e col passare del tempo viene parzialmente assorbita dai tessuti su cui poggia, conferendo loro maggiore resistenza e divenendo più sottile. Si tratta di un sistema innovativo efficacie, privo di controindicazioni, il cui utilizzo sembra ridurre la sintomatologia dolorosa cronica, rispetto a quanto si verifica con l’utilizzo delle clips in titanio. Per usare queste reti negli interventi laparoscopici è necessario apprendere alcuni dettagli di tecnica che consentano di introdurre e distendere in addome la rete senza grosse difficoltà. In Humanitas è attivo un corso per l’insegnamento di questa tecnica chirurgica”.

 

A cura di Irene Zucchetti

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