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Settimana dell’immunizzazione, ecco vaccini salva-vita

26/04/2011

Ogni anno 3 milioni le persone devono la vita ai vaccini, ma altrettante vengono perse per malattie che si potrebbero prevenire. Quasi la metà sono bambini, come ricorda l’Oms in occasione della Settimana dell’immunizzazione. Tre riflessioni con il prof. Alberto Mantovani.

gaviSono ben 3 milioni le persone che ogni anno devono la loro vita ai vaccini. Ma c’è ancora molto da fare. Altrettante, infatti, vengono perse per malattie che si potrebbero prevenire. E quasi la metà sono bambini. L’85% delle 1,4 milioni di morti annuali prevenibili sotto i 5 anni di età è dovuto, infatti, a pertosse, morbillo e al batterio Haemophilus influentiae, per cui i vaccini esistono da anni. E il problema non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo. Anche in Europa alcuni gruppi non si vaccinano e sono suscettibili di malattie. Basti pensare alla recente epidemia di morbillo in Francia, Germania, Italia e Spagna. Lo ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità in concomitanza con la Settimana dell’immunizzazione (23-30 aprile) che si svolgerà in tutto il mondo con diverse iniziative di sensibilizzazione sull’importanza dei vaccini e con il calciatore Ronaldinho come testimonial che invita i genitori a vaccinare i propri figli in modo che crescano dei “veri campioni”. Ne parliamo con il professor Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e Docente dell’ Università degli Studi di Milano.

Professor Mantovani, i vaccini salvano la vita, ma si deve incrementare l’adesione e condivisione?
“Sì, l’argomento suscita almeno tre riflessioni. La prima è che i vaccini sono un intervento medico straordinario, che ha avuto effetti incredibili con il rapporto più basso tra il costo e il beneficio. I vaccini hanno contribuito a cambiare la vita dell’uomo. Oggi non ricordiamo più le malattie che hanno risolto e che riguardavano soprattutto i bambini (difterici, per esempio, o con vaiolo). L’adesione, però, deve essere migliorata. Nell’ultimo anno si è sviluppato un movimento contro i vaccini a causa di possibili effetti collaterali. E il dito è stato puntato soprattutto sul vaccino del morbillo legato alla sclerosi multipla. Questo ha nuovamente portato all’analisi dei dati, che sono risultati scorretti e rifiutati.
La seconda riflessione riguarda le sfide. I vaccini rappresentano una grande sfida futura che si sta concretizzando oggi per quanto riguarda il vaccino di genere. Per la prima volta nella storia esiste uno strumento per prevenire l’Hpv, che colpisce i più poveri (sia dei Paesi più poveri, sia nei Paesi industrializzati) con oltre 250.000 morti ogni anno di donne. In Africa, inoltre, nelle donne giovani è la prima causa di anni di vita persi. Questo significa che si devono condividere i vaccini con le classi e i Paesi che più ne hanno bisogno, sia da noi che nei Paesi con meno risorse.
La terza riflessione riguarda i bambini. Sono 10 milioni i bambini sotto i 3 anni ogni anno che muoiono per malattie. 3 milioni di queste morti sono prevenibili con i vaccini che già abbiamo, di base. La sfida è salvare questi bambini mettendo a disposizione i vaccini. Di questo si sta occupando GAVI – Global Alliance for Vaccines and Immunisation (www.gavialliance.org), un’alleanza di cui fa parte in modo determinante anche il nostro Paese”.

La Fondazione Humanitas per la Ricerca è impegnata anche in questo ambito?
“Certamente. Siamo parte di un consorzio europeo per la ricerca sui vaccini chiamato ADITEC coordinato da Rino Rappuoli, un grande vaccinologo, che vede lo sforzo congiunto di una buona parte della ricerca europea per mantenere alta la qualità e la ricerca in questo campo”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

 

 

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