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La ricerca dalla parte delle donne

02/06/2009

L’importanza degli studi nel settore della medicina di genere per le malattie autoimmuni come artrite reumatoide e lupus eritematoso.

La “medicina di genere” è una particolare branca della medicina che si fa carico delle differenze e dei problemi legati al sesso. Le malattie autoimmuni (o immunodegenerative) ne costituiscono il paradigma: artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerosi multipla, colpiscono infatti in prevalenza le donne e per lo più in giovane età: il lupus, ad esempio, colpisce il sesso femminile con frequenza di circa 9 volte superiore al sesso maschile. E dati simili valgono anche per l’artrite reumatoide. E non è tutto: anche la terapia delle malattie infiammatorie intestinali – Morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa – nelle donne comporta un aumentato rischio di problemi ossei e osteoporosi.
Di qui l’importanza di sostenere gli studi nel settore della medicina di genere, come spiega il professor Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas: “La gestione come paziente di una donna giovane, in età fertile, pone infatti problemi del tutto particolari: ad esempio l’importanza di garantirle la possibilità di avere figli, e di controllare gli effetti della gravidanza e della post-gravidanza sulla malattia stessa.
Le malattie autoimmuni sono patologie causate dal sistema immunitario che, ad un tratto, aggredisce il proprio organismo anziché difenderlo: non riconosce alcune cellule o componenti dei tessuti, le attacca e le distrugge. Il perché di questa auto-lesione è ancora oggi, purtroppo, sconosciuto. Tuttavia, i grandi passi in avanti fatti sul fronte della comprensione dei meccanismi con cui avviene questa aggressione hanno portato importanti progressi nella diagnosi e nella terapia delle malattie autoimmuni.

La scoperta che le cellule del sistema immunitario comunicano attraverso ‘parole’ chiamate citochine e molecole adesive ha permesso di sviluppare terapie innovative ed efficaci. Per fare un esempio concreto, la messa a punto di farmaci che bloccano alcune citochine che scatenano l’infiammazione (inibitori di TNF e di IL-1) ha portato buoni risultati innanzitutto nella cura dell’artrite reumatoide. La stessa strategia terapeutica utilizzata nelle malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn e nell’artrite psoriasica, ha aperto la strada allo sviluppo degli inibitori di IL-1 (ne esiste già uno approvato in clinica), di IL-6, molecole molto promettenti che bloccano il traffico dei globuli bianchi, e delle chemochine, attualmente in sperimentazione clinica. Quest’anno, per la prima volta, un inibitore delle chemochine è stato approvato dall’FDA e dall’EMEA per l’uso clinico in pazienti con HIV. Pensiamo che questo possa essere l’inizio di un’epoca”.
Fondamentale, quindi, proseguire la ricerca scientifica in questa direzione.

Un centro per la donna
In Humanitas i percorsi terapeutici al femminile non sono soltanto una realtà organizzativa ma una vera e propria struttura dedicata: un centro dove sono concentrate la maggior parte delle attività relative alla ginecologia e alla senologia. Qui le pazienti possono disporre dei più moderni dispostivi diagnostici ma soprattutto di team di specialisti diversi che, assieme e in modo integrato, sono in grado di valutare il loro stato di salute e di individuare il modo migliore per affrontare le eventuali patologie.
L’intera struttura è stata progettata, inoltre, per garantire il massimo livello di privacy. Un ambiente accogliente, dove le pazienti possono trovare una risposta ai propri problemi, anche dal punto di vista del loro impatto psicologico.

Di Monica Florianello

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