Stai leggendo Una Sars fatale per l’economia

Magazine

Una Sars fatale per l’economia

15/09/2003

Ritorna la SARS? Un nuovo caso di polmonite atipica registrato nei giorni scorsi a Singapore potrebbe far ripiombare il mondo nell’incubo SARS, tenuto conto che l’OMS prevede una recrudescenza del virus per il prossimo autunno.
Ma qual è stato l’effetto di questa emergenza sanitaria sulle imprese europee che hanno contatti con le aeree a rischio? A rispondere a questa domanda ci ha pensato una ricerca promossa dall’European Crisis Management Partnership, i cui consulenti francesi sono stati incaricati dalle Nazioni Unite di assistere, nello scorso maggio, il governo di Pechino nell’affrontare l’emergenza SARS. A parlarci dei risultati di questa ricerca è il dottor Luigi Norsa, della Luigi Norsa & Associati – Issue and Crisis Management Consultants, società italiana appartenente all’ECMP.

Da dove è nata l’esigenza di verificare l’effetto dell’incubo SARS sulle imprese europee?
“Il punto di partenza – risponde il dottor Norsa – è dato dall’esperienza dei colleghi francesi dell’European Crisis Management Partnership, che nel maggio scorso si sono recati in Cina per assistere, nell’ambito del programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), il governo di Pechino, impegnato ad affrontare questa emergenza sanitaria. E’ nato così il desiderio di verificare come questa emergenza fosse stata vissuta a livello di impresa, così da evidenziare quali fossero stati i problemi e le principali difficoltà che le imprese operanti nelle aree a rischio si erano trovate ad affrontare.
La SARS, dopo l’AIDS e la BSE, si presenta come la terza grande emergenza sanitaria degli ultimi 50 anni, e si caratterizza per l’iniziale mancanza di controllo, per la rapida trasmissioni in diverse parti del mondo anche lontane dal luogo di sviluppo della malattia (si veda ad esempio il Canada), per la grande influenza sull’opinione pubblica dato dall’enorme spazio dato dai media all’argomento e per un significativo impatto economico. Si pensi, a questo proposito, non solo al turismo, ma alle numerose imprese che hanno interessi in Asia e che da Paesi asiatici importano merci. Da qui è nata la ricerca dell’ECMP”.

Quali sono i risultati emersi dalla ricerca?
“La ricerca – spiega il dottor Norsa – è stata effettuata attraverso questionari inviati a 60 grandi imprese europee con attività in Asia e i risultati si basano su 48 risposte. L’area di attività delle imprese è molto varia e va dall’industria (farmaceutica, automobilistica, chimica, ecc.) ai servizi (turismo, banche, ecc.) al settore petrolifero, alimentare, delle costruzioni.
Per il 20% di queste imprese la SARS è stata una vera e propria crisi, mentre per il 60% è stato un problema rilevante.
E’ risultato che le aziende sono venute a conoscenza del problema prima dai mezzi di comunicazione (55%) che dalle autorità (20%), mentre il 28% è stato messo in allerta dai propri uffici o dal proprio personale locale. Si evidenzia dunque una carenza di informazioni e di guida nei confronti del mondo delle imprese – società europee che hanno persone e merci che viaggiano verso e dalle aree a rischio – che hanno lamentato la mancanza di una fonte autorevole su cui basare le importanti decisioni che si sono trovate a dover prendere durante questa crisi.
Le decisioni prese dalle aziende sono state basate per il 65% su quanto veniva comunicato dalle Autorità (OMS, Ministero della salute o Ministero degli esteri), ma in buona parte, per il 45%, anche dal personale locale. In particolare, l’informazione arrivata dalle Autorità sanitarie nazionali è stata vista come tardiva (83%), carente (40%) e difficile da interpretare (40%).
Anche se il 70% delle imprese ritiene di essere oggi bene informata sulle precauzioni generali da prendere (aree da evitare, disinfezione), reputa altresì che esista una carenza di informazioni, in particolare sull’estensione e la possibile durata dell’epidemia (60%), sul tipo di epidemia (45%), su chi possono essere i portatori della malattia (60%). Si evidenzia quindi ancora una volta una carenza informativa da parte delle Autorità.
All’interno delle aziende le informazioni e le precauzioni da mettere in atto sono state trasmesse attraverso comunicazioni interne, in particolare via e-mail (56%).
L’85% delle imprese ha sospeso missioni e viaggi e il 33% ha cancellato manifestazioni commerciali: questi sono i dati che maggiormente testimoniano l’effetto della SARS sull’attività delle aziende.
Il 30% delle imprese ha messo in atto misure di quarantena per i loro impiegati rientrati in Europa, il 25% le ha attivate per gli impiegati locali e il 15% ha rimpatriato i dipendenti per precauzione.
Per affrontare la crisi, il 35% delle aziende ha fatto ricorso ai propri esperti sanitari interni, il 30% ha attivato le procedure già esistenti in caso di emergenza sanitaria e il 26% ha riunito un’unità di crisi per affrontare il problema”.

Quali conclusioni se ne possono trarre?
“I risultati della ricerca – risponde il dottor Norsa – sottolineano l’indispensabile necessità di informazione al nascere di emergenze sanitarie. L’assenza di una informazione chiara e tempestiva da parte delle Autorità sanitarie può trasformare un problema sanitario in una vera e propria crisi aziendale.
Le aziende, da parte loro, devono assumere maggiormente un ruolo da protagonista nella prevenzione e nella gestione di questo tipo di emergenze, senza delegare alle Autorità l’assunzione e la diffusione delle informazioni. In generale, i problemi di tipo sanitario diventano sempre più un problema che deve essere preso in considerazione e gestito dalle imprese, a livello preventivo, tra le diverse variabili da gestire.
Ci sono preoccupanti patologie emergenti (il virus del Nilo occidentale, il vaiolo dei primati), malattie che stanno tornando d’attualità in alcuni Paesi dell’Asia, dell’Africa e della Russia (tubercolosi, malaria, vaiolo) e problemi connessi all’igiene (salmonella, legionella) che possono incidere sulle attività industriali.
Le imprese devono quindi essere pronte ad affrontare in maniera autonoma eventuali emergenze sanitarie, aggiornando le proprie procedure di sicurezza alla luce di questa ulteriore variabile, che l’esperienza SARS ha dimostrato essere un fattore che non può essere trascurato.
Il management deve prendere innanzitutto coscienza che possono nascere emergenze di questo tipo, che possono presentare un periodo di latenza anche lungo prima che le Autorità sanitarie forniscano un’informazione chiara e utile. E’ quindi necessario attivare un’attenzione e un monitoraggio, per cogliere i segnali premonitori del problema. E’ poi indispensabile identificare le possibili fonti di informazione a cui fare ricorso, oltre alle fonti ufficiali (OMS e Ministero della sanità), che possono fornire informazioni di tipo scientifico utili per affrontare un’emergenza sanitaria, così da avere dei referenti scientifici immediatamente disponibili. L’informazione tempestiva fornisce al management gli strumenti indispensabili per affrontare un’emergenza sanitaria prima che questa si trasformi inevitabilmente in una crisi aziendale”.

A cura di Elena Villa

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita