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Bioetica, la visione cristiana

25/02/2003

Argomenti fondamentali che toccano tutti gli aspetti della vita, dal momento della nascita, durante il suo svolgimento, alla sua fine. Questi i capisaldi della riflessione che divide in 3 parti il dibattito bioetico secondo uno schema cronologico. Il modello scelto dal cardinale Tettamanzi, autore di questo manuale, per affrontare il contenuto e il metodo è quello personalistico che considera l’uomo in quanto persona, sottolineandone quindi il valore oggettivo. Per conoscere meglio questa vasta opera Humanitas Salute ha incontrato il curatore, il prof. Sac. Marco Doldi.

Ha avuto difficoltà nel curare un testo dalla materia così complessa?
Certamente il testo “Nuova Bioetica Cristiana” si presenta assai vasto e complesso, ma non poteva essere altrimenti dal momento che ci si proponeva di offrire un manuale di bioetica il più completo possibile. L’opera risulta formata da quattro parti: i Fondamenti, dove vengono presentate le questioni storiche che hanno portato alla nascita della bioetica, il modello personalista capace di affrontare e di risolvere per il bene dell’uomo ogni argomento bioetico, alcune categorie etiche (verità, libertà e coscienza) che spesso entrano in gioco nel dibattito sulle questioni più accese e, infine, il significato di vita umana e di corporeità. Nelle parti seguenti la riflessione affronta argomenti fondamentali che scandiscono il vivere e il morire dell’uomo. Ecco così una parte dedicata alla Vita che nasce (il procreare umano, gli interventi su feti ed embrioni, la diagnosi prenatale, l’ingegneria genetica), un’altra dedicata a Il divenire della vita (il tema della sofferenza, le strutture ospedaliere, i comitati etici, la sperimentazione, l’Aids, la questione ecologica), un’ultima parte relativa a La vita che volge al termine (il trapianto d’organi, l’accanimento terapeutico, l’eutanasia). In Appendice vengono riportati i principali documenti etici, che guidano la coscienza del ricercatore e del medico.
Tuttavia, non ho trovato particolare difficoltà nel curare un testo così articolato, perché ogni argomento viene sempre presentato secondo la prospettiva scientifica, secondo quella antropologica ed infine secondo quella etica, l’unica capace di esprimere un giudizio in merito. La visione antropologica, esposta ne I fondamenti, è stata quella che ha garantito unitarietà a tutto il testo.

Quale attenzione ha applicato nella cura della materia per il pubblico laico?
Occorre fare una precisazione: chi è il pubblico laico? Se è quello che nell’affrontare le questioni bioetiche utilizza la ragione per scoprire i valori fondamentali ed accetta volentieri che la Chiesa, esperta d’umanità, abbia elaborato un pensiero dove al centro vi sia il bene dell’uomo, allora tutta la materia del volume è esposta per un pubblico laico, perché gli argomenti sono presentati armonicamente con l’aiuto della ragione e della fede. Se, invece, il pubblico laico è quello che scredita categoricamente l’apporto della Chiesa nelle questioni bioetiche e argomenta a partire da posizioni “a priori”, come ad esempio dall’assoluta autonomia nella ricerca e nell’applicazioni sull’uomo, allora questo non è un pubblico laico, ma laicista.

Si tratta di uno strumento di approfondimento ma con ben specifica “matrice” di un autore, il card. Tettamanzi?
Il pensiero antropologico di Tettamanzi costituisce l’ambito entro cui vengono esposte e risolte le diverse questioni bioetiche. Nella prima parte, I fondamenti, dopo aver richiamato la nascita e l’affermarsi della bioetica, con i suoi diversi paradigmi fondativi, l’autore presenta con chiarezza quello che considera il modello più adatto per affrontare le odierne questioni. “Ritengo che il modello etico di riferimento – spiega il card. Tettamanzi – può e dev’essere assunto da una bioetica che intenda custodire e promuovere la «verità intera» dell’uomo. Mi riferisco al modello personalistico, che trova il criterio morale nell’uomo stesso in quanto persona. Proprio perché persona, l’uomo è un valore oggettivo, trascendente e intangibile, e quindi normativo”. È questo l’orizzonte di senso entro cui porre in modo adeguato il contenuto e il metodo della bioetica. Fin dalle prime pagine appare con chiarezza la specificità della proposta cristiana in bioetica, denominata personalismo cristiano. La persona umana è immagine di Dio in Cristo: questa è la sua dignità; vive nella dimensione di uni-totalità: questa è la sua verità; iscritta in sé ha la categoria del dono: questo è il suo impegno morale. Cristologia, antropologia, morale sono le tre coordinate che guidano la riflessione bioetica cristiana.

Esistono alcuni principi che riguardano la persona e vanno al di là della visione cristiana, sono per così dire iscritti nell’uomo?
Certamente, alcuni principi etici come “non fare del male” sono già iscritti nella natura dell’uomo da Dio Creatore. La visione religiosa aggiunge che questi principi realizzano solo in parte il valore, quindi, in questo caso, non basta “non fare del male” ma occorre “fare l’autentico bene del paziente”. Non deve far paura partire direttamente dal piano della fede, perché questa offre il progetto completo sull’uomo. Potremmo dire che l’etica naturale è una forma parziale di concretizzazione della morale cristiana, la quale si esprime anche nell’etica naturale, ma non si esaurisce in essa.

Quale approccio per la ricerca medica e scientifica deve avere in generale un’opera che si qualifica tra le più autorevoli del settore?
La ricerca medica e quella scientifica hanno un ruolo di primo piano nel manuale “Nuova Bioetica Cristiana”, per almeno due motivi: intanto perché le questioni bioetiche il più delle volte sono affrontate da personale medico ed è giusto che ritrovi qui i principali punti scientifici inerenti alle questioni bioetiche. Infine, la base scientifica è irrinunciabile per giungere ad una valutazione antropologica e ad un giudizio etico: se non ci fosse questo forte riferimento alla realtà, la bioetica perderebbe la sua consistenza e la sua incisività.

A cura di Cristina Borzacchini

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