Gli ospedali americani? Per definizione moderni, efficienti, a volte costosi. Questo almeno è quanto ci raccontano i telefilm di successo e i reportage giornalistici. Sarà tutto vero? Al di là dei servizi offerti al cittadino, quali sono le abitudini e le richieste di salute più diffuse negli Stati Uniti? E in Inghilterra? Lo abbiamo chiesto al giornalista del Corriere della Sera e corrispondente dell’Economist Beppe Severgnini. Un vero esperto del mondo anglosassone.
Severgnini, è tutto oro quel che luccica nella sanità d’oltre oceano? Che rapporto hanno gli americani con la propria salute?
“Come in altri paesi, esiste una rilevante differenza tra la sanità pubblica e quella privata. Quest’ultima è tendenzialmente più efficiente e prestigiosa ma a volte è vero il contrario. Mi è capitato infatti di entrare in contatto con ospedali privati inadeguati e di conoscere ospedali pubblici, come quello di Denver, che è un esempio di efficienza e professionalità, e per di più gratuito! Una cosa che colpisce negli States è l’agghiacciante impersonalità delle farmacie, dove esiste una sezione Prescription in cui – come in un normale drugstore – è possibile servirsi da soli, ordinare i farmaci e ritirarli qualche ora più tardi avvolti in un’anonima busta. In ogni caso gli americani vivono il loro rapporto con la salute nello stesso modo con cui affrontano altri aspetti della vita sociale, tenendosi costantemente informati su tutto. Questo perché l’America è un paese che nei numeri e nelle informazioni trova rassicurazione e conforto. È un fatto significativo come nelle librerie si trovino aree dedicate ai testi che trattano il tema della morte. Si tratta di libri che hanno un enorme successo, sia perché il tema è trattato con un certo esotismo, sia perché gli americani trovano consolazione nel ragionare e confrontarsi, anche su argomenti difficili. Un approccio totalmente diverso dal nostro, decisamente più ‘scaramantico’. Uno dei grandi misteri americani resta comunque l’obesità, problema che contrasta fortemente con il tanto esibito culto del proprio corpo sbandierato da media e pubblicità. L’obesità negli States è una vera malattia nazionale se si pensa che più di un terzo della popolazione è in sovrappeso. Tra le possibili cause ci sono le porzioni di cibo, decisamente esagerate, e l’abitudine degli snack fuori pasto. Perchè il cibo è legato ad altri riti collettivi come lo sport. Un esempio? Provate ad assistere ad una partita di basket: non potrete fare a meno di notare che gli spettatori non smettono un attimo di mangiare”.
Cosa ci dice dell’Inghilterra?
“Non è un momento felice per l’assistenza sanitaria britannica che si trova in grande difficoltà. Gli inglesi sono stati i primi al mondo a sviluppare dei servizi socio-sanitari efficienti che poi hanno lasciato ‘invecchiare’. Ormai le liste di attesa sono infinite e ci sono enormi problemi. Le strutture private sono sicuramente più efficienti. Quel che colpisce noi italiani, talvolta un po’ ipocondriaci, è l’atteggiamento degli inglesi nei confronti della malattia: prima crollano al suolo, solo allora ammettono di non stare bene e si permettono di dire: I’m not well!”.
Abbiamo qualcosa da imparare da questi paesi rispetto all’umanizzazione dell’assistenza?
“Non credo. In Italia ci sono medici davvero eccezionali che svolgono al meglio un compito di autentica utilità sociale. Sono però un sostenitore della meritocrazia: ritengo che oggi un medico o un infermiere bravo ed onesto debba pagato meglio di chi, per esempio, ha atteggiamenti poco rispettosi verso gli anziani o fuma in ospedale. Parlando di abitudini, noi italiani siamo spesso ‘affetti’ da un’umana e buffa malattia. Quella che di fronte ad un normale mal di schiena ci induce a chiedere al nostro vicino o collega: Conosci nessuno in ortopedia…? Una domanda che non risolve immediatamente il nostro problema, ma già il fatto di formularla ci rassicura e ci fa stare meno male!”
Cura della persona ed attenzione alla salute: chi si impegna di più al mondo?
“Sicuramente i cinesi che nonostante i pochi mezzi a disposizione cercano di combinare i vantaggi della medicina tradizionale e di quella alternativa. Anche la cura del corpo è tenuta in grande considerazione: ogni mattina molte persone anziane riempiono i parchi delle città per fare esercizio fisico. Molto più spesso la salute è anche sinonimo di malattia e tragedia. Ci accorge di questo quando si viaggia molto: penso agli infiniti problemi dell’Africa o del più vicino Kosovo dove la costruzione di un ospedale da campo è già una grande consolazione per la gente del posto. In effetti, senza trascurare i piccoli disturbi quotidiani, la tutela della salute nel mondo dovrebbe essere l’argomento più importante all’ordine del giorno, perché viene prima di tutto il resto. E invece è un tema talmente complesso e apparentemente irrisolvibile che spesso non viene tenuto nella giusta considerazione”.
A cura di Walter Bruno
Immagine di Severgnini per gentile concessione del sito www.beppesevergnini.com