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Perché il Polonio è un’arma letale

04/12/2006

Il Polonio 210, elemento radioattivo, esiste anche in natura. È stato scoperto nel 1902 da Pierre e Marie Curie e prende il nome proprio dalla patria, la Polonia, della donna che ha fatto la storia della chimica. Viene anche prodotto artificialmente e, in determinate quantità, può essere letale per l’organismo umano. Con i professionisti di Humanitas cerchiamo di capire perché.

Cos’è esattamente il Polonio 210?
È un elemento radioattivo che si trova anche in natura. Si tratta di un isotopo che si produce dal decadimento del Radon. L’uomo può entrare in contatto col Polonio, ingerendolo col pesce in quantità non dannose per la salute. Si trova infatti con frequenza nelle acque del mare e lo stesso capita con molti altri isotopi.

Può anche essere prodotto artificialmente?
Viene prodotto artificialmente fin dai primi anni ’40. In passato veniva usato come ‘innesco’ insieme al berillio per la creazione di neutroni necessari per gli ordigni atomici e nelle centrali atomiche. Oggi a questi fini si utilizzano altri metodi, anche se l’IAEA (la International Atomic Energy Agency) ha segnalato che l’Iran ha chiesto l’autorizzazione a produrre Polonio 210. Ovviamente in questo contesto può capitare che finisca in mani sbagliate e venga usato, ad esempio, come un veleno.

Come agisce sull’organismo?
Il Polonio emette particelle alfa, radiazioni che rilasciano molta energia concentrata in poco spazio. È letale per l’uomo se penetra nell’organismo, tramite ingestione, inalazione oppure attraverso una ferita. Si localizza principalmente nel fegato, nei reni e nel midollo osseo, dove esercita un effetto tossico, uccidendo le cellule. La pericolosità del Polonio per l’uomo dipende dalla quantità che viene introdotta nel corpo. Quantità che si misura non in termini di peso bensì di radioattività.

Ma esiste anche un nucleare “buono”, che cura cioè l’uomo?
Il Polonio non ha applicazioni mediche. Ma esistono altri radionuclidi che vengono utilizzati in medicina sia in campo diagnostico sia in campo terapeutico. Il tecnezio-99m e il fluoro-18, ad esempio, vengono usati per scintigrafie e PET. Mentre l’effetto ‘tumoricida’ delle radiazioni beta è impiegato in medicina nucleare per curare tumori della tiroide, tumori neuroendocrini, linfomi e altri. È il caso dello iodio-131 e dell’ittrio-90.

Che contributo ha dato il nucleare in medicina?
L’impiego del nucleare in medicina, ormai abbastanza comune e diffuso, ha consentito un progresso enorme. Le applicazioni sono molteplici e saranno sempre di più in futuro. Ultimamente buoni risultati sono stati ottenuti grazie al miglioramento delle tecniche di radiofarmacia utilizzate in Medicina Nucleare. Con l’associazione cioè tra atomi radioattivi e farmaci specifici. La Medicina Nucleare è utilizzata, principalmente, in oncologia, cardiologia e neurologia.

Di Cristina Bassi

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