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Una radio “in salute” crea intimità

16/07/2002

Una grande passione, una forte responsabilità, il dovere di controllare l’informazione, essere sempre aggiornati: queste le principali caratteristiche che si richiedono ai giornalisti che si occupano di salute, secondo Michela Vuga, l’autrice e presentatrice della trasmissione “Essere e benessere” di Radio 24 -Il Sole 24 Ore, che ogni giorno affronta temi di salute e benessere, da quelli più “leggeri” come le diete e lo sport, a quelli più delicati come malattie più serie.

Quant’è difficile occuparsi di salute per la radio?
“Ho una grande passione per il mio lavoro per questo motivo è tutto più facile. Tuttavia occuparsi di salute è molto difficile perché sento il peso della responsabilità: non mi posso permettere di dare un’informazione sbagliata, ma non voglio nemmeno che esca una virgola sbagliata all’interno di un’informazione corretta. Ciò significa controllare tutte le informazioni, verificare, cercare di essere sempre aggiornati. Il giornalismo italiano è sempre alla ricerca di titoloni e scoop. Forse perché la nostra società va sempre di fretta, si finisce col leggere solo il titolo e, se è sbagliato, il lettore può percepire un messaggio non corretto. Per esempio può capire che le cellule staminali risolvono qualsiasi problema, invece non è così. Oggi nell’immaginario collettivo la cellula staminale salverà da qualsiasi malattia, da quella autoimmune alla cronica, a quella mortale, perché basta rimettere la cellulina, come un mattoncino nuovo, rifare l’“impianto elettrico” e si risolve tutto. Non è così. E’ giusto sostenere la scienza, le speranze, credere nei ricercatori, negli investimenti delle casa farmaceutiche, delle associazioni e dei privati che sperimentano i farmaci, però è compito del giornalista dare il peso giusto alle cose. Questa è una grande responsabilità perché se si danno informazioni in modo sbagliato poi i pazienti vanno dal medico e dicono: “io ho letto, ho sentito…” e lo specialista viene messo con le spalle al muro, come se fosse un incompetente non in grado di curare. Forse più che i nostri colleghi che si occupano di altri settori, noi giornalisti che trattiamo di salute abbiamo una grossa responsabilità per il tipo di informazioni che diamo”.

Quali sono le esigenze del pubblico, in particolare di quello radiofonico? Che cosa chiedono le persone che chiamano in diretta? Sono più informate o confuse?
“Facendo una trasmissione quotidiana da lunedì al venerdì parlo di tutto ciò che è salute e benessere. Ho la sensazione che molti chiamino per avere conferma della terapia o di aver seguito il percorso giusto dalla diagnosi alla cura. Inoltre, durante le telefonate in diretta, gli ascoltatori pongono domande agli ospiti della trasmissione come se non avessero avuto il coraggio di farle al proprio medico o come se non avessero capito. Ciò mi trasmette una sensazione spiacevole perché vuol dire che si deve lavorare ancora molto nella comunicazione tra medico e paziente. Non è infatti ammissibile che un paziente non riesca ad avere risposte chiare ai propri dubbi e lo domandi all’ospite in trasmissione. E’ vero che negli ultimi anni si sta facendo molto per migliorare la comunicazione medico-paziente. Voi per primi in Humanitas organizzate tante iniziative ogni anno come per esempio l’ “Ospedale Aperto”. Ciò è molto importante perché avvicina i medici alle persone. Il paziente ha bisogno di capire come funziona una TAC o una Risonanza magnetica. Riguardo al mio programma mi occupo anche di psicologia affrontando temi come la comunicazione all’interno della coppia, la complicità di coppia. Ho cominciato due anni fa quando avevo ancora poca esperienza nel settore e mi sono resa conto che le persone hanno bisogno di confrontarsi, ricreare situazioni tipiche. Inoltre, la radio non mette in mostra la persone, è anonima e crea intimità. Ci sono state trasmissioni con racconti e testimonianze straordinarie, vere e proprie esperienze di vita, al termine delle quali sono sempre molto arricchita”.

Invece, vengono affrontati anche temi più “leggeri” come il fitness e le diete?
“Le diete suscitano molto interesse e i temi fitness e sport vanno benissimo. Capita che ci siano ascoltatori che si confrontino su tabelle di allenamento. Talvolta pongono domande molto tecniche. A volte affronto tematiche che gli altri non vogliono affrontare come malattie mortali, genetiche, handicap, disabilità. Sono temi importanti, suppongo che molti ascoltatori cambino canale perché certi argomenti mettono in imbarazzo. Ma è un grande senso di civiltà parlarne, perché le situazioni di disabilità ci sono e continueranno a esserci. Ho parlato anche di cure palliative e di malati terminali perché ritengo che anche questi temi vadano affrontati, anche se le persone vogliono sentir parlare solo della “pillola che risolve ogni cosa”. Anche trattando questi temi ne sono uscita arricchita, perciò per mia scelta professionale continuerò a portarli avanti, per civiltà”.

Si può considerare Internet uno strumento di comunicazione nell’ambito della salute?
“Trovo che sia uno strumento straordinario per avere informazioni rapide sui centri e sulle pratiche di servizio. Per quanto riguarda il tema delle malattie, invece, bisogna saper scegliere perché c’è di tutto. Per cui mi auguro che un domani si possa arrivare a una sorta di “denominazione di origine controllata” dei vari siti. Ci sono siti, come il vostro, che hanno una struttura ospedaliera alle spalle. Sempre di più si lavora con Internet. Per esempio tutte le telefonate che arrivano a un centralino si possono risolvere per mezzo di un sito e di una posta elettroniche. Perciò, tutte le farmacie e gli ospedali dovrebbero disporre di un sito come mezzo di informazione per orientare il paziente su offerte e servizi. Diffido, invece, della ricerca estenuante sulle patologie, questo tipo di informazioni devono arrivare direttamente dal medico”.

A cura di Walter Bruno

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