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Vinciguerra: diagnosi e cura della cataratta

03/01/2002

Il cristallino è una piccola lente naturale che permette il passaggio della luce nell’occhio. Quando è sano è trasparente, ma se perde la sua principale caratteristica la vista può divenire annebbiata. Questo disturbo è noto con il nome di cataratta. Di che cosa si tratta, come si riconosce e come si cura?

“La cataratta è una progressiva e costante opacizzazione del cristallino che ostacola il passaggio della luce, necessaria ad una visione nitida – spiega il dott. Paolo Vinciguerra, responsabile dell’Unità Operativa di Humanitas. Il cristallino è una piccola lente trasparente e molto potente, formata da un nucleo centrale e da una serie di strati concentrici. Rivestito da una capsula, il cristallino è mantenuto nella sua sede all’interno dell’occhio attraverso una rete di filamenti.
Per diversi motivi come l’età, traumi, malattie (es. diabete), l’uso prolungato di certi farmaci o fattori ereditari, il cristallino perde la sua trasparenza. La cataratta può svilupparsi rapidamente o può essere lenta e progressiva.
Comunemente i sintomi che un paziente avverte sono: un’alterazione nella percezione dei colori, annebbiamento, riduzione della capacità visiva, una sua fluttuazione, facile abbagliamento e, in alcuni casi, un transitorio miglioramento della visione da vicino”.

Come viene diagnosticata?
“La diagnosi di cataratta viene fatta dal medico oculista che, dopo un esame completo dell’occhio, può stabilire se eventuali disturbi riferiti siano effettivamente derivati da un’opacità del cristallino”.

Come si cura?
“L’unica terapia per la cataratta è la sua rimozione chirurgica: non esistono infatti farmaci, colliri, laser, od occhiali che possano bloccarne lo sviluppo e tantomeno ridare trasparenza al cristallino opaco.
Fra le differenti modalità di intervento, la facoemulsificazione rappresenta la tecnica d’avanguardia per la chirurgia della cataratta”.

In cosa consiste l’intervento?
“Una sonda ad ultrasuoni, chiamata facoemulsificatore, frammenta e aspira il nucleo del cristallino attraverso un’apertura di pochi millimetri. Al posto del cristallino naturale viene inserita una lente sintetica la quale, attraverso due piccoli filamenti di stabilizzazione, viene accolta nella capsula rimanendo così per sempre all’interno dell’occhio. In Humanitas vengono utilizzate lenti morbide che, piegate al momento dell’intervento, permettono di effettuare piccole incisioni che, nella maggioranza dei casi, non necessitano suture. Questa tecnica riduce i tempi della chirurgia a poco più di venti minuti, e prevede l’uso dell’anestesia locale per eliminare il dolore durante e dopo l’intervento. Dopo pochi giorni dall’intervento si riacquista la visione normale”.

Quali risultati si ottengono?
“La visione migliora rapidamente e progressivamente fin dalla prima giornata per raggiungere la stabilità verso il quindicesimo giorno. Dopo questo termine può essere prescritto l’utilizzo di un occhiale per ottimizzare la visione. Non è necessario aspettare la “maturazione” della cataratta. Se operata all’insorgenza dei primi sintomi, il rischio chirurgico si riduce. In una piccola percentuale dei casi, a distanza di qualche mese o anno dall’intervento, la capsula posteriore del cristallino sulla quale è fissata la lente sintetica, può opacizzarsi annebbiando di nuovo la visione. Il laser yag, in pochi minuti in ambulatorio e senza dolore, è in grado di risolvere per sempre questa fastidiosa nebulosità”.

A cura di Lucia Giaculli

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