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Rinoplastica, non solo chirurgia estetica

20/12/2013

 

È il primo ritocco per gli uomini (fonte ASPS, American Society Plastic Surgeons), nonché uno dei più richiesti in tutto il mondo. E non ha solo finalità estetiche. «Spesso si coglie l’occasione di un rimodellamento per migliorare anche la funzionalità del naso», dice Marco Klinger, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica presso l’Istituto Clinico Humanitas e autore, insieme al giornalista scientifico Rodolfo Colarizi, di 600 domande di chirurgia plastica a Marco Klinger (Tecnoprint, 20 euro), libro presentato alla Società Umanitaria di Milano il 3 dicembre. E che, ovviamente, dedica un capitolo all’argomento.

Prof. Klinger, come si fa a valutare se un profilo è “giusto” o “sbagliato” e se è veramente il caso di intervenire sul naso?

«Ci sono indici precisi, rapporti ben codificati tra il naso, la fronte e il cosiddetto terzo medio del viso, cioè la parte inferiore. In realtà, più di ogni calcolo matematico vale il senso estetico, anche perché le proporzioni sono spesso condizionate da altri elementi. Ad esempio, un mento prominente o una statura notevole possono rendere armonico un naso importante. Lo stesso naso importante, però, stonerebbe su una corporatura minuta o abbinato a un mento sfuggente».

Cosa accade durante l’intervento?

«Innanzitutto si corregge la punta, riportandola in alto se è cadente, accorciandola se è lunga e assottigliandola se è “a patata”. Poi si procede a rimodellare le ossa nasali e il setto, responsabile di buona parte dei problemi di respirazione».

E dopo? Si sentono racconti di convalescenze lunghissime…

«Di solito si tiene il tutore rigido, il cosiddetto splint, per 5-7 giorni. In questo periodo, mediamente, scompaiono lividi e gonfiore, soprattutto concentrati a livello delle palpebre inferiori e degli zigomi. In seguito si applicano dei cerottini per 3-4 giorni, per evitare gonfiori successivi alla rimozione del tutore. In tutto la convalescenza dura circa 10 giorni. Anche se il naso va seguito per 6-12 mesi, la situazione finale del naso è piuttosto precisa già dopo 3-4 settimane».

Ci sono casi di persone che, dopo l’intervento, non si piacciono?

«Se il chirurgo è bravo, i pazienti si “riconoscono” nel risultato e sono soddisfatti. L’unica difficoltà può consistere in piccoli problemi relativi alla cicatrizzazione, che vengono facilmente corretti in pochi minuti di un successivo intervento. A proposito di cicatrizzazione, bisogna ricordare che si tratta di un processo fisiologico geneticamente determinato. In sostanza, non dipende dalla bravura del chirurgo come un determinato paziente sviluppa il tessuto cicatriziale, che nel caso di questo intervento si trova quasi completamente all’interno del naso».

Alcuni pazienti sostengono che dopo l’intervento di rinoplastica respirano male. È un caso che si può verificare?

«In verità, di solito si respira meglio. Con l’esclusione del periodo iniziale, ovviamente, quando i tessuti sono ancora gonfi».

Nonostante l’intervento, è ragionevole sperare di evitare l’effetto “naso operato”?

«Direi che è una giusta aspettativa, anche se ovviamente dipende dall’abilità del chirurgo e dai desideri espressi dal paziente. Per quanto mi riguarda, considero la naturalezza del risultato il traguardo più importante da raggiungere».

Cosa succede con il passare degli anni? Il naso invecchia?

«Sì, sicuramente invecchia, anche se non ci sono differenze tra naso operato e naso non operato. Si tratta del solito effetto prodotto dalla forza di gravità, per cui i tessuti tendono progressivamente a “cadere” verso il basso».  

E se alla rinoplastica si vuole abbinare un altro ritocco?

«Si può fare, senza problemi. In questo caso più che mai, può essere utile leggere “600 domande di chirurgia plastica a Marco Klinger”, una sorta di “enciclopedia” della materia, spiegata in modo facile e per tutti in meno di 200 pagine».

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