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AIDS, è di nuovo emergenza. Parola di Nobel

03/11/2010

7.500 nuovi casi di AIDS ogni giorno. Per ogni 2 pazienti trattati, si registrano 5 nuove infezioni. Françoise Barré-Sinoussi, Premio Nobel 2008 per la Medicina per la scoperta del virus HIV, ha presentato in Humanitas i drammatici dati legati a questa malattia e lanciato un appello: indispensabile una strategia integrata: informazione, prevenzione, ricerca e cura.

Emergenza AIDS, la parola al NobelPiù di 30 milioni di persone infettate dal virus dell’HIV nel mondo. 7.500 nuovi casi ogni giorno. E il 50-60% delle persone infette non sa di esserlo, e costituisce dunque una seria minaccia per la trasmissione del virus.

A 30 anni dalla scoperta del virus responsabile dell’AIDS, l’HIV rappresenta ancora una drammatica emergenza: indispensabile, dunque, mettere in atto una strategia integrata che comprenda informazione, prevenzione, ricerca e cura. Lo ha affermato questa mattina Françoise Barré-Sinoussi, Premio Nobel 2008 per la Medicina per la scoperta del virus HIV, durante una conferenza stampa presso l’Istituto Clinico Humanitas tenuta insieme al dott. Domenico Mavilio, responsabile del Laboratorio di Immunologia Clinica e Sperimentale dell’Istituto.

La situazione in Europa e nei Paesi industrializzati
Ha spiegato la prof.ssa Barré-Sinoussi: “In Europa la diffusione su larga scala delle terapie combinate antiretrovirali, che pur non consentendo la guarigione permettono di tenere sotto controllo l’infezione, ha modificato sostanzialmente l’andamento della malattia nelle persone sieropositive. Dal 1996 ad oggi il tasso di mortalità in Europa è diminuito dell’85% circa, così come la progressione dell’infezione – da asintomatica all’AIDS conclamato – è in proporzione diminuita.
I successi delle terapie antiretrovirali hanno inoltre consentito di azzerare la trasmissione della malattia fra madre e feto. Così, oggi, le donne non hanno più paura né dei propri partner sieropositivi né di eventuali gravidanze.
Rimane però aperto il fronte del contagio: sottovalutarne il pericolo è un errore. A fronte di una riduzione della mortalità, infatti, la percentuale di nuovi infetti non è diminuita. Aumentano anzi i casi di contagio attribuibili a rapporti sessuali: in Italia, ad esempio, nel 2008 costituiscono complessivamente il 74%. Particolarmente a rischio sono i giovani che, spesso poco consapevoli del rischio che corrono a causa della scarsa informazione, costituiscono un drammatico bacino di sviluppo dell’infezione da HIV”.

E’ tempo di una nuova emergenza
“Nei Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso alle terapie è minimo, i dati epidemiologici di mortalità ed incidenza legati all’AIDS rimangono drammatici.
Per ogni 2 pazienti trattati, si registrano 5 nuovi casi di infezione: l’impegno, per i Paesi più ricchi, deve essere rendere accessibili a tutti le terapie, per evitare che il fronte dell’infezione si allarghi ulteriormente e ci travolga, vanificando i passi in avanti fatti ad oggi sul fronte delle terapie. Un messaggio, questo, che deve essere accolto subito, senza perdere tempo. In primo luogo dal mondo politico”.

Gel locali e vaccini: i successi e le speranze della ricerca
Per la prima volta, dopo 10 anni di tentativi, un microbicida locale (gel) si è dimostrato efficace nel ridurre del 39% il rischio di infezione. Certamente questo non risolve il problema della trasmissione sessuale dell’AIDS, ma permette di rafforzare il concetto che prevenire l’infezione da HIV si può: Innanzitutto con l’educazione comportamentale nell’incontro con un partner, poi con il profilattico e, d’ora in poi, anche con un gel microbicida, arma valida purché non utilizzata da sola.
“La vera grande sfida della ricerca, però, rimane lo sviluppo di un vaccino. Probabilmente il virus HIV cambierà la storia della vaccinologia, che ad oggi è sempre stata empirica. Il fallimento dell’ultima sperimentazione clinica deve essere uno stimolo, per noi scienziati, a tornare nuovamente in laboratorio per capire meglio come funziona il sistema immunitario, in modo da riuscire ad attivare risposte protettive anche contro virus subdoli come l’HIV, che adottano strategie molto sofisticate per non farsi riconoscere e contrastare dalle nostre difese naturali. Recenti risultati hanno identificato alcuni dei rifugi dove l’HIV si nasconde, suggerendo nuovi bersagli terapeutici.
La sfida ora è tradurre queste conoscenze in un vaccino, che verosimilmente non sarà preventivo ma terapeutico, ed entrerà a far parte della strategia integrata necessaria per debellare l’AIDS. Sono ottimista – conclude la prof.ssa Barré-Sinoussi -. Oggi, infatti, rispetto agli anni 80 le nuove tecnologie e gli approcci scientifici innovativi costituiscono un netto vantaggio per la messa a punto di un futuro vaccino. La soluzione, forse, è più vicina di quanto crediamo: esistono piccole percentuali di pazienti infettati dal virus HIV che, senza alcun farmaco, non sviluppano l’AIDS. Noi scienziati dobbiamo quindi ‘andare a scuola’ da loro, ossia capire quali meccanismi hanno naturalmente sviluppato, e replicarli con un vaccino”.

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