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Giornata mondiale Aids, in Italia infezioni da HIV in lieve calo

29/11/2016

Meno contagi di HIV in Italia. Nel 2015 è stata registrata una leggera diminuzione sia del numero delle nuove diagnosi di infezione da HIV che della loro incidenza. Sono inoltre in diminuzione i contagi per tutte le forme di trasmissione del virus eccezione fatta per i cosiddetti MSM, ovvero i maschi che fanno sesso con altri maschi. Ne parliamo con il professor Domenico Mavilio, docente dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità di Immunologia Clinica e Sperimentale presso l’ospedale Humanitas.

«L’ultimo rapporto del Istituto Superiore di sanità riferito al 2015 riporta 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV (3.850 nel 2014). L’incidenza è di 5,7 nuovi casi per 100mila residenti. La maggior parte delle nuove diagnosi avviene proprio tra gli MSM mentre la trasmissione del virus tra i consumatori di sostanze per via iniettiva è in flessione. Lazio, Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna sono le regioni in cui sono stati segnalati più nuovi casi».

Nel mondo si contano più di 36 milioni di contagi

«Le fasce d’età maggiormente interessate sono quelle tra 25-29 anni: qui l’incidenza è poco meno del triplo rispetto a quella generale (15,4/100mila residenti). Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive erano maschi in quasi 8 casi su 10 (77,4%).Questi numeri collocano l’Italia al 13mo posto in Europa per numero di nuove diagnosi arretrando di una posizione rispetto all’anno scorso: si è passati infatti dai 6,1 casi ai 5,7 casi per 100mila residenti».

(Per approfondire leggi qui: Lo sai che i giovani sono più a rischio HIV?)

«Alla vigilia della Giornata mondiale contro l’AIDS prevista per l’1 dicembre 2016 – continua il professor Mavilio – l’agenzia delle Nazioni Unite per HIV ed AIDS (UNAIDS) ha diffuso i dati relativi alla diffusione dell’infezione da HIV: nel 2015 ci sono state, nel mondo, oltre 2 milioni di nuove diagnosi di infezione da HIV. Le persone colpite dal virus arrivano così a 36,7 milioni».

Aumenta la proporzione dei casi per trasmissione sessuale, in particolare MSM. La maggioranza delle nuove diagnosi (85,5%) era attribuibile a rapporti sessuali non protetti (44,9%; MSM 40,6%).

Bisogna ancora insistere con la prevenzione in particolare tra le categorie più a rischio in cui inserire anche i giovanissimi?

«Assolutamente sì! Le sperimentazioni di nuove terapie oggi in corso daranno i loro risultati, che speriamo vadano nella direzione auspicata, in un periodo medio-lungo. Al momento però non vi è una cura definitiva per guarire da questa malattia. L’unica vera arma che abbiamo in mano oggi è, appunto, la prevenzione. I rapporti protetti o con partner sicuri sono fondamentali. Bisogna inoltre porre attenzione ai tatuaggi andando solo in centri qualificati ed a tutte quelle pratiche in cui si incorre il rischio di avere contatto con il sangue di soggetti a rischio o apparecchiature non sicure e certificate».

(Per approfondire leggi qui: HIV, virus scomparso in paziente sottoposto a terapia sperimentale)

«Purtroppo – conclude lo specialista – i dati di infezione reale sono ancora sottostimati visto che molte persone sieropositive che hanno contratto l’infezione non sanno di esserlo e non fanno il test. Test peraltro disponibile come presidio da banco in farmacia ancora in poche nazioni. Mettere in campo tutte le pratiche e le metodologie di prevenzione è l’unico modo di proteggersi ed evitare di incorrere in una malattia che richiede un impegno clinico e terapeutico continuo. Oltre al fatto di doversi confrontare con le inevitabili criticità culturali e sociali che sono ancora oggi molto problematiche e troppo spesso discriminanti».

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