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Tumore prostatico e disfunzione erettile, quale relazione?

19/09/2016

Qual è l’impatto del trattamento della disfunzione erettile sul rischio di tumore alla prostata? I farmaci contro l’impotenza sicuramente non determinano questo rischio ma, dall’altro lato, non avrebbero nemmeno un “effetto collaterale” benefico. Una ricerca del Samuel Oschin Comprehensive Cancer Institute di Los Angeles (Usa) ha indagato la relazione tra carcinoma prostatico e trattamento della disfunzione erettile.

Di quali farmaci parliamo? «Sono farmaci che inducono la vasodilatazione in tutto il distretto pelvico, quindi non solo nel pene ma anche nella vescica e nella prostata. Più precisamente sono inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5, comunemente assunti ed efficaci», risponde il dottor Massimo Lazzeri, urologo dell’ospedale Humanitas.

«Negli ultimi anni il trattamento della disfunzione erettile è cambiato passando da un approccio “una tantum” a uno più continuativo. Da un’assunzione sporadica al fine di poter portare a termine un rapporto sessuale, oggi si tende a prescrivere l’assunzione quotidiana di questi farmaci, a dosaggio inferiore, per mantenere i livelli di questi inibitori e assicurarsi una ripresa della funzione erettile», spiega lo specialista.

Quale impatto sulla prostata dai farmaci vasodilatatori?

«Dal momento che la scarsa ossigenazione dei tessuti è stata individuata come concausa del tumore alla prostata e poiché questi farmaci migliorano il circolo, e dunque l’ossigenazione dei tessuti prostatici, ci si è chiesti se trattare la disfunzione erettile potesse avere una ricaduta benefica sul rischio oncologico», aggiunge lo specialista.

(Per approfondire leggi qui: Disfunzione erettile, si previene difendendo la salute del cuore)

In passato alcuni studi condotti su modelli sperimentali avevano sostenuto che effettivamente questi farmaci avrebbero potuto ridurre questo rischio. Ma le evidenze prodotte sull’uomo si erano rilevate controverse. Questa nuova ricerca pubblicata su Journal of Urology, mostra come questi farmaci non giochino alcun ruolo nella prevenzione del carcinoma prostatico.

Il team ha analizzato i dati di un precedente studio che aveva testato gli effetti dell’assunzione di una molecola contro l’ipertrofia prostatica benigna su pazienti a rischio di tumore alla prostata. Si è valutato se i farmaci vasodilatatori abbiano potuto impattare il rischio di carcinoma. Dei poco più di 6500 partecipanti in 364 ne avevano fatto uso. In questo gruppo le diagnosi di tumore alla prostata erano state 71 mentre erano state 1391 fra i 6137 pazienti che non avevano assunto i vasodilatatori. In percentuale, 19,5% contro 22,7%: una differenza non significativa.

I farmaci per l’impotenza comunque non aumentano rischio di tumore prostata

Solo in una sottopopolazione del Nord America i ricercatori hanno rilevato un effetto protettivo sul rischio di tumore alla prostata, sebbene non rilevante. «La conclusione è che prendere i farmaci per l’impotenza non comporta un aumento di rischio oncologico – e questo è un messaggio positivo – ma al momento non si può concludere che questi medicinali abbiano un effetto protettivo. Per dimostrare questo servono ulteriori approfondimenti», conclude il dottor Lazzeri.

(Per approfondire leggi qui: Disfunzione erettile, frutti di bosco e sport possono ridurre rischio)

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