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Gravidanza, cuore a rischio con una pressione più alta del normale?

31/08/2016

Le donne che in gravidanza hanno una pressione del sangue più alta del normale potrebbero correre un rischio maggiore di sindrome metabolica. È l’indicazione che deriva da una ricerca pubblicata su Hypertension e realizzata da ricercatori del Guangdong Women and Children Hospital a Guangzhou (Cina).

In generale valori di pressione del sangue pari o inferiori a 120/80 mmHg non destano preoccupazione mentre la soglia che identifica l’ipertensione è pari ad almeno 140/90 mmHg. Tra questi due valori si parla spesso di preipertensione: valori più alti del normale che possono essere delle “tappe di avvicinamento” a una piena ipertensione.

Nello studio 309 donne sono state seguite non solo nei 9 mesi di gravidanza ma anche anche fino a un anno e mezzo dal parto. Rispetto alla soglia “normale” di pressione, circa un terzo delle donne presentava valori che oscillavano in un range più basso mentre nel 13% erano stati rilevati valori più alti.

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Del campione in 35 hanno sviluppato la sindrome metabolica, ovvero un insieme di alterazioni metaboliche che fa aumentare il rischio cardiovascolare. Queste alterazioni riguardano alcuni parametri, oltre alla pressione arteriosa, come la glicemia, il livello di colesterolo, i trigliceridi e la misura del girovita. Ebbene, le donne incinte con la pressione arteriosa più alta avevano una probabilità di sviluppare la sindrome metabolica pari a sei volte quella del primo sotto-gruppo.

Cosa fare per tenere sotto controllo la pressione del sangue durante la gravidanza?

«Durante la gravidanza è fondamentale che la pressione sanguigna rimanga entro i limiti della norma per il benessere sia della mamma che del bambino. Purtroppo la pressione alta è spesso asintomatica, ma cefalea, nausea e vertigini, unite a tachicardia possono essere un campanello di allarme da non dover sottovalutare. È necessario pertanto monitorare regolarmente la pressione durante la gravidanza, che viene misurata generalmente dal ginecologo nel corso di ogni visita. Se però la pressione è alta o tendente all’alto è opportuno controllarla più di frequente, almeno una volta alla settimana, per annotare ogni variazione», spiega la dottoressa Annamaria Baggiani, responsabile del Servizio di Infertilità Femminile e Procreazione Medicalmente Assistita di Humanitas Fertility Center.

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«Esistono rimedi alimentari e comportamentali per tenere a bada i valori pressori come cercare di eliminare o limitare l’utilizzo del sale in cucina; evitare il fumo, l’alcool e i caffè, bere almeno due litri di acqua al giorno, cercare di scegliere sempre alimenti freschi abbondando con frutti e ortaggi. Infine cercare di fare ogni giorno almeno 30 minuti di attività fisica leggera, controllare il peso e, per quanto possibile, evitare gli stress».

Donne colpite da ipertensione in gravidanza da monitorare dopo parto

«A motivo di quanto emerso dalla revisione, gli autori sottolineano la necessità di vigilare in modo prolungato nel periodo post-partum e l’importanza di studiare i sintomi riportati in donne a rischio. In tutti questi casi è necessario intervenire in tempo e con i trattamenti adeguati. Le neomamme che hanno sofferto di ipertensione durante la gravidanza dovrebbero essere pertanto monitorate ancora per alcuni giorni dopo il parto a causa dell’aumentato rischio di complicanze cardiovascolari. Utili – conclude la specialista – dei controlli periodici della pressione arteriosa, mono o bisettimanali, anche dopo la dimissione fino almeno a 6 settimane dal parto».

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