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Alzheimer, il rischio sale con le malattie vascolari cerebrali?

13/07/2016

Se l’ictus è uno dei fattori di rischio di demenza lo sono anche le altre malattie dei piccoli e grossi vasi cerebrali? Secondo una ricerca del Rush University Medical Center (Stati Uniti) sembrerebbe di sì: le vasculopatie cerebrali possono contribuire in maniera più significativa di quanto si pensasse in precedenza allo sviluppo di demenza, la condizione tipica dei malati di Alzheimer.

Lo studio, pubblicato su Lancet Neurology, è stato condotto su 1143 individui anziani seguiti per circa 20 anni. Di questi 478 pazienti soffrivano di demenza da malattia di Alzheimer. I partecipanti avevano deciso in precedenza di donare il loro cervello alla ricerca. Dalle analisi è emerso che poco meno del 40% presentava una forma di aterosclerosi da moderata a grave (nelle più grandi arterie alla base del cervello s’erano formate delle placche che ostruivano il flusso sanguigno), mentre il 35% era stato colpito da arteriolosclerosi, in altre parole le pareti delle più piccole arterie cerebrali, le arteriole, s’erano ristrette o erano diventate più spesse.

(Per approfondire leggi qui: Alzheimer, allo studio un “serbatoio” di anticorpi da inserire sottocute)

I ricercatori hanno dimostrato che più la vasculopatia era grave maggiori erano le probabilità di avere demenza, una condizione generalmente attribuita all’Alzheimer. L’incremento è del 20-30% per ogni soglia di severità.

La malattia di Alzheimer è una tipica patologia degenerativa del sistema nervoso

Questo studio correla il rischio vascolare alla degenerazione e suggerisce che le malattie dei vasi giocano un ruolo preciso nello sviluppo della demenza. «Lo studio è di estrema importanza e suggerisce chiaramente che sia l’aterosclerosi quanto l’arteriolosclerosi sono correlate con la malattia di Alzheimer e che entrambe le condizioni sono fattori di rischio specifico per la degenerazione cerebrale», aggiunge il professor Alberto Albanese, responsabile di Neurologia dell’ospedale Humanitas.

«In passato – continua – si pensava che vi fossero due modalità separate di sofferenza del cervello: un danno ischemico cronico o la degenerazione. In realtà una condizione cronica di alterata circolazione cerebrale facilita la degenerazione. I meccanismi che legano i due fenomeni non sono chiari. Probabilmente, con un’insufficiente irrorazione, si riduce cronicamente l’efficienza dello smaltimento della beta-amiloide, la proteina che, accumulandosi, forma delle placche tra i neuroni portando al declino cognitivo».

(Per approfondire leggi qui: Alzheimer, in Italia colpiti in 600mila. Malati sempre più anziani)

Cercare di prevenire le vasculopatie cerebrali può aiutare a prevenire l’Alzheimer?

«Il messaggio finale è proprio questo: essendo le vasculopatie dei fattori di rischio strettamente correlati all’Alzheimer, mantenere una buona salute circolatoria con lo stile di vita sano, il controllo della pressione sanguigna, una buona alimentazione e l’esercizio fisico è fondamentale», conclude lo specialista.

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