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Tumore seno, rischio recidiva più basso con terapia ormonale decennale

29/06/2016

Prolungare la terapia ormonale fino a 10 anni può ridurre il rischio di recidiva di tumore al seno nelle donne in post-menopausa. È la conclusione di uno studio presentato all’ultimo Congresso della Società americana di oncologia clinica e realizzato, tra gli altri, dal Canadian cancer trials Group.

Lo studio è stato condotto su 1918 donne già trattate per 5 anni con terapia ormonale dopo la diagnosi di tumore al seno. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni di follow-up era maggiore nelle donne che avevano continuato il trattamento con terapia ormonale (95%) con letrozolo rispetto a quelle trattate con placebo (91%). Ma soprattutto il rischio di recidiva era più basso di un terzo, il 34%, nel primo gruppo rispetto al secondo: il tasso di recidiva, o l’insorgenza di un nuovo tumore nell’altra mammella, era pari al 7% nelle pazienti per le quali la terapia ormonale era stata prolungata, mentre nel gruppo placebo l’incidenza è risultata superiore al 10%. Questo dato ha confermato pertanto un effetto preventivo della terapia ormonale prolungata oltre i primi 5 anni.

(Per approfondire leggi qui: Tumore al seno, mangiare tanta frutta da adolescenti abbassa il rischio?)

Il tumore al seno è la forma di neoplasia più diagnosticata fra le donne. Una forma di tumore al seno è quella positiva per i recettori degli estrogeni. A queste pazienti vengono prescritti farmaci antiestrogeni che bloccano gli ormoni femminili per contenere il rischio di recidiva. Per le donne in menopausa vengono invece utilizzati gli inibitori delle aromatasi, di cui fa parte il letrozolo, che invece inibiscono la produzione di estrogeni.

«I risultati dello studio sono definiti “practice changing”, ossia capaci di cambiare la pratica clinica corrente. In questo caso decade il periodo temporale storico dei cinque anni della terapia ormonale anche per le pazienti in menopausa in terapia con gli inibitori dell’aromatasi», spiega la dottoressa Giovanni Masci, oncologa dell’ospedale Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Tumore al seno, mangiare tante fibre da adolescenti riduce il rischio)

Nella pratica bisognerà tener conto degli effetti collaterali del prolungamento della terapia come vampate e osteoporosi?

«Senz’altro va fatto un attento esame del rapporto rischio/beneficio per le terapie ormonali prolungate. Per decidere se proseguire la terapia ormonale deve essere infatti valutato il rischio individuale di ripresa della malattia della singola paziente ma anche la contemporanea presenza di altre patologie correlate quali l’artrosi, i dolori articolari, un aumentato rischio di osteoporosi, uno stato di ipercolesterolemia etc», conclude la specialista.

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