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Tumore alla prostata, meno esami inutili con i nuovi marcatori

10/05/2016

Evitare esami inutili in caso di sospetto tumore alla prostata grazie a diagnosi precoci più accurate. Il solo PSA, infatti, non è sufficiente a rilevare la presenza di un tumore e spesso vengono prescritte biopsie che però danno risultati negativi. È dunque necessario indirizzare i pazienti verso un percorso di prevenzione meglio definito e per questo la ricerca è impegnata a individuare altri marcatori con cui affinare la diagnosi. Ma in Humanitas il domani è già oggi: grazie a un nuovo marcatore lo “screening” dei pazienti con sospetta neoplasia prostatica è già più rigoroso.

Il nuovo marcatore si chiama PHI (Prostate Health Index) che sta per Indice di salute prostatica: «Il PHI è il risultato di un algoritmo matematico e valore di rischio di avere una neoplasia prostatica clinicamente significativa. Utilizzandolo è possibile ridurre il numero di biopsie non necessarie di circa il 15%», spiega il dottor Massimo Lazzeri, urologo dell’ospedale Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Tumore alla prostata, uno su due ne ignora i sintomi)

Nuovi marcatori utili anche a indirizzare pazienti verso sorveglianza attiva

L’efficacia del PHI, a cui si può ricorrere quando il valore del PSA totale è nella sua fascia “grigia”, ovvero compreso fra 2 e 10, è stata validata su oltre 1000 pazienti in uno studio europeo multicentrico, coordinato dal professor Giorgio Guazzoni, responsabile dell’UO di Urologia dell’Ist. Clinico humanitas, in cui erano coinvolte, oltre all’Italia, Germania, Spagna, Francia e Regno Unito», aggiunge il dottor Lazzeri.

Ed ecco spiegata la sua utilità: «La diffusione del PSA in una sorta di “screening” della popolazione a rischio di tumore prostatico ha portato a un eccesso di diagnosi e trattamenti. Nel 75% dei casi le biopsie hanno dato esito negativo. Grazie al PHI il numero di biopsie non necessarie, invece, si riduce. La selezione dei pazienti da avviare su un percorso diagnostico-terapeutico è dunque più scrupolosa. È possibile anche utilizzare questo marcatore per capire meglio quali pazienti arruolare per la sorveglianza attiva, predire il rischio di recidiva e fornire le indicazioni migliori su quale intervento eseguire».

Anche per il tumore alla prostata verso la medicina personalizzata

Il PSA è da tempo al centro dell’attenzione proprio per l’eventualità di sovra-diagnosticare tumori alla prostata. Di rischi e benefici dei test per lo screening oncologico si è occupato un recente studio della University of Michigan (Usa), pubblicato su Journal of National Cancer Institute, secondo cui la maggior parte delle linee guida su screening e prevenzione oncologica non precisa chiaramente i pro e i contro degli esami previsti. Tra quelli analizzati ci sono la mammografia per il tumore al seno e proprio il PSA per quello della prostata.

(Per approfondire leggi qui: Tumore prostatico, con la sorveglianza attiva una buona qualità di vita)

La comunità scientifica è al lavoro per introdurre altri marcatori del rischio di tumore prostatico anche di natura genetica con un traguardo ben chiaro: «Quello della medicina personalizzata dove il paziente, più che la malattia, è davvero al centro del percorso terapeutico. Un traguardo più vicino grazie anche a marcatori ematici come PHI», conclude il dottor Lazzeri.

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