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Cancro, un campione di saliva come biopsia?

18/02/2016

Poche gocce di saliva per rilevare la presenza di un tumore? È la biopsia liquida, la nuova frontiera della diagnostica oncologica: un giorno si potrebbe identificare un tumore in un campione di saliva, o di sangue. Sono diversi i gruppi di ricerca impegnati su questo fronte, tra questi quello della University of California Los Angeles (Usa) che ha presentato i risultati di una ricerca alla conferenza annuale dell’Associazione americana per l’Avanzamento delle Scienze.

È stato presentato un prototipo con cui rilevare nella saliva dei marcatori di una forma di tumore al polmone, il carcinoma polmonare a piccole cellule. Nel corso di quest’anno sarà impiegato per delle sperimentazioni su pazienti in Cina. Questo tipo di biopsia liquida dovrebbe essere usato insieme ad altri strumenti diagnostici: se ad esempio una radiografia polmonare dovesse scorgere un nodulo sospetto, l’esame della saliva potrebbe dare un responso con i risultati del test che dovrebbero essere disponibili in circa 10 minuti.

Ma perché proprio la saliva?

La saliva svelerebbe delle mutazioni del gene per il recettore del fattore di crescita epiteliale, una proteina che aiuta le cellule a crescere. Nel caso di questa forma di tumore polmonare questa proteina è sovrabbondante e fa crescere le cellule troppo velocemente.

I ricercatori sono impegnati anche nel tentativo di estendere le possibilità di utilizzo di questa forma di biopsia liquida per alcuni tumori del cavo orale, associati o meno al Papilloma virus umano (Hpv).

(Per approfondire leggi qui: Tumore alla gola, il rischio sale con un’infezione da Papilloma virus?)

Oltre alla saliva anche il sangue è oggetto di sperimentazioni come ci spiega il professor Carmelo Carlo-Stella, responsabile della sezione di Ematologia e Terapie sperimentali dell’ospedale Humanitas: «La biopsia liquida consiste in un prelievo di sangue dal quale si estrae il plasma per analizzare il DNA o l’RNA dei tumori circolanti. Alcune forme di tumori, non tutti, liberano delle cellule: il loro materiale genetico potrà essere usato o per fare diagnosi o per individuare dei biomarcatori con cui definire meglio la prognosi».

Cosa caratterizza la biopsia liquida rispetto a quella tradizionale?

«La biopsia tradizionale consiste in prelievi di tessuti anche profondi che richiedono a volte degli interventi chirurgici. I vantaggi della biopsia liquida sono evidenti: sono esami meno invasivi e a basso costo».

Cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni? «Nel breve termine la biopsia tradizionale resterà ancora in uso nella pratica clinica. Ci sarà una fase di confronto fra questa e la biopsia liquida che è destinata in ogni caso a rivoluzionare la diagnostica del cancro. L’obiettivo è mettere a punto un test universale per analizzare dei marcatori genetici e fare diagnosi di tumore quando si sospetta la sua presenza», conclude il professore.

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