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Cervello e sfide della neuroscienza: appuntamento alla Notte dei Ricercatori

25/09/2015

Il cervello protagonista della Notte dei Ricercatori. Se le parole “neuroni”, “sinapsi” e “amigdala” sono poco più che un’incognita, allora il prossimo venerdì 25 settembre è arrivato il momento di scoprirne di più. Basta raggiungere il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. Dopo il successo delle due ultime edizioni, l’ospedale Humanitas torna a prendere parte all’evento della Notte dei Ricercatori con la tavola rotonda “Mi ricordo quando… Cervello e neuroscienza”.

All’incontro parteciperanno la professoressa Michela Matteoli, responsabile del Programma di Neuroscienze in Humanitas e Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e il professore Alberto Albanese, responsabile di Neurologia di Humanitas. Con loro anche il professore Martin Monti dell’Università della California di Los Angeles.

Ed ecco dalla professoressa Matteoli un anticipazione dei temi che affronterà alla Notte dei Ricercatori.

Perché il cervello è l’organo più complesso del corpo umano?

«Il cervello è formato da 100miliardi di neuroni che sono connessi tra loro attraverso più di 100mila miliardi di sinapsi. Le sinapsi sono strutture cerebrali fondamentali che mediano il trasferimento di informazioni tra le cellule nervose. La trasmissione del segnale e l’elaborazione delle informazioni a livello delle sinapsi controllano tutte le funzioni del corpo e tutti gli aspetti della cognizione, tra cui l’attenzione, la percezione, l’apprendimento, il processo decisionale e l’umore. Nel cervello svolgono un ruolo cruciale anche le cellule non neuroni, la glia, che sono presenti in numero 5 volte superiore a quello dei neuroni. Comprendere i meccanismi che operano all’interno del nostro cervello è la più grande sfida della scienza moderna».

(Per approfondire leggi qui: Cervello, ecco il neurone artificiale)

Quali sono state le ricerche più significative sul cervello degli ultimi anni?

«Molti sono stati gli avanzamenti sulla struttura e funzione del nostro cervello, dall’identificazione delle differenze tra cervello maschile e quello femminile attraverso la DTI, alla definizione dell’esistenza e della funzione dei cosiddetti neuroni specchio, fino al ruolo fondamentale svolto nel cervello dalle cellule non neuronali. A tale proposito, le cellule non neuronali, definite glia (un sostantivo che ha il significato di collante) sono state ritenute per moltissimi anni solo un supporto strutturale al neurone. Oggi sappiamo invece che queste cellule intervengono direttamente nella funzione sinaptica, nei meccanismi di apprendimento e memoria e sono coinvolte direttamente in patologie del cervello».

Cosa resta ancora da scoprire sul cervello?

«C’è ancora moltissimo da scoprire, soprattutto in relazione alle malattie del cervello. Le malattie psichiatriche, l’autismo, la schizofrenia, l’ADHD (deficit d’attenzione e iperattività) e le malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, sono patologie le cui cause sono ancora largamente sconosciute. Per molte di queste non esistono cure. I farmaci che utilizziamo al momento per queste malattie sono soprattutto sintomatici, cioè trattano i sintomi ma non curano la malattia. Adesso stiamo cominciando a scoprire che anche nel caso di queste patologie le cellule gliali svolgono un ruolo centrale. Tra queste la microglia, la componente immune del cervello, appare essere coinvolta nelle malattie neurodegenerative e neuropsichiatriche. Una sfida importante è quella di comprendere i meccanismi di funzionamento, e soprattutto di malfunzionamento, della microglia al fine di identificare bersagli terapeutici per il trattamento di queste patologie».

(Per approfondire leggi qui: Alzheimer trasmissibile? L’ipotesi in una ricerca)

C’è un consiglio valido per tutti, a qualsiasi età, per preservare le capacità cerebrali?

«Fare attività fisica è un modo ormai scientificamente riconosciuto di preservare le capacità cerebrale. È stato dimostrato che la corsa aumenta i livelli di produzione cerebrale del fattore neurotrofico cerebrale BDNF che potenzia la funzione delle nostre sinapsi, favorisce la formazione di nuovi neuroni e ha un importante effetto antidepressivo. Questo va associato a una dieta sana che includa alimenti ricchi di Omega 3 come il pesce per esempio, frutta e verdura, quali le verdure a foglie larga ma anche cavolfiori e broccoli, che rallentano l’invecchiamento del cervello e preservano più a lungo le capacità cognitive. Da non trascurare la frutta secca, come mandorle e noci, con alti livelli di magnesio, aiutano a rallentare il declino cognitivo e hanno azione antinfiammatoria. Infine training di tipo cognitivo sono utili per migliorare aspetti come la memoria, l’attenzione e i tempi di reazione».

(Per approfondire leggi qui: Cervello, dieta e movimento per la salute cognitiva. E per le emozioni)

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