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Occhi, scoperto il gene della miopia nei bambini che leggono tanto

07/09/2015

Ecco il gene della miopia. Un gruppo di ricercatori delle Università di Cardiff (Galles) e della Columbia University (Stati Uniti) hanno individuato una variante genetica che sarebbe alla base della miopia, ma solo se da bambini si è trascorso almeno un’ora, ogni giorno, a leggere o a svolgere altre attività sforzando molto la vista.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Genetics, ha preso in esame i dati relativi a 14mila persone. Il gene individuato è il gene Aplp2: chi era portatore di una specifica variante di questo gene aveva un rischio maggiore di sviluppare la miopia. Una condizione, questa, necessaria ma non sufficiente: chi aveva sforzato per meno di un’ora al giorno i propri occhi era al riparo.

L’origine genetica della miopia era un aspetto già noto alla comunità scientifica. Questo studio, come sottolineano i suoi autori, fornisce però un importante sostegno alla tesi dell’interazione tra fattori genetici e ambientali nello sviluppo della miopia.

Ma qual è il meccanismo alla base della correlazione tra miopia e questo gene modificato?

Gli autori dello studio ipotizzano il coinvolgimento di una proteina nel processo che porta allo sviluppo del difetto visivo. La proteina codificata dal gene mutato Aplp2 sarebbe prodotta in eccesso e questo causerebbe l’allungamento del bulbo oculare. Un’ipotesi confermata anche da alcuni test condotti su modelli sperimentali.

Riducendo il livello di questa proteina, si potrebbe ridurre di conseguenza il rischio di sviluppare la miopia per cause ambientali, dicono i ricercatori.

La miopia è il difetto della vista più frequente al mondo. In Italia ne è affetto circa il 20-25% della popolazione. In genere sorge proprio in età scolare e la sua gravità aumenta con lo sviluppo, stabilizzandosi intorno ai 20-25 anni.

La miopia è anche una forma di adattamento

In definitiva la miopia è causata da un insieme di predisposizioni genetiche e fattori ambientali. Il dottor Paolo Vinciguerra, direttore del Centro Oculistico dell’ospedale Humanitas, dà una spiegazione da un punto di vista evolutivo. «In generale l’organismo, anche nel mondo animale, ha sempre una tendenza all’adattamento: ad esempio i nostri colombi sono diventati più grigi per avere una migliore mimesi nelle città asfaltate rispetto a quelli bianco-grigi che vediamo in alta campagna e che si confondono meglio con il colore del cielo. È questa una forma di adattamento. Se applico la mia vista prevalentemente da vicino, diventando miope, miglioro la mia capacità visiva da vicino e quindi anche questa è una forma di adattamento».

«Pertanto un lettore accanito che diventa miope è avvantaggiato rispetto a chi non lo è. E l’adattamento continua perché si corregge questo difetto della vista indossando gli occhiali», conclude il dottor Vinciguerra.

 

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