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Anestesia spinale, dalla vita in giù

26/01/2006

Poco invasiva, assicura una ‘copertura’ completa ed efficace. Spesso è la soluzione migliore per gli interventi che riguardano addome e arti inferiori, specialmente per i pazienti della terza età. Ed è ormai l’anestesia generalmente adottata per i parti cesarei. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Roberta Monzani, responsabile del Day Hospital Chirurgico di Humanitas, di spiegarci in che cosa consiste e quando viene preferita ad altre tecniche anestesiologiche.

Che cos’è l’anestesia spinale?
“E’ un tipo di anestesia loco-regionale centrale, che toglie la sensibilità non solo al dolore ma anche tattile, motoria e termica alla zona interessata”.

Quali farmaci si utilizzano?
“Quasi esclusivamente anestetici locali, con diversa concentrazione e durata”.

Quali sono i vantaggi dell’anestesia spinale?
“La minima invasività farmacologica. E’ una valida alternativa all’anestesia generale ed all’anestesia loco-regionale periferica“.

In quali casi?
“Per le operazioni che richiedono di anestetizzare la zona del basso addome, come l’ernia inguinale. Oppure per gli interventi in cui è necessario garantire un’anestesia ‘completa’: la loco-regionale periferica può lasciare alcune piccole zone scoperte. Inoltre, la spinale può essere utile per motivi chirurgici, ad esempio quando è necessario ottenere un rilasciamento muscolare senza arrivare alla curarizzazione.
C’è poi la valutazione caso per caso della ‘migliore’ anestesia: ad esempio, se per anestetizzare i due arti inferiori con la loco-regionale periferica sono costretta ad usare una dose di anestetico locale così elevata da poter diventare tossica, mi conviene scegliere l’anestesia spinale”.

Quali sono i rischi?
“Come tutte le anestesie loco- regionali, sia centrali che periferiche, il rischio è di procurare una lesione nervosa, più o meno importante, più o meno reversibile in un tempo più o meno variabile. Oggi i materiali utilizzati e l’affinamento della tecnica hanno sicuramente ridotto questi rischi che tuttavia non si possono del tutto escludere”.

Come viene effettuata?
“Inserendo un ago nella schiena a livello della colonna tra due vertebre, più su o più giù a seconda della zona interessata dall’intervento, il più delle volte a livello lombare”.

Si possono anestetizzare solo i due arti contemporaneamente?
“No, esiste la spinale ‘selettiva’: mettendo il paziente in una determinata posizione si può addormentare solo la gamba destra o la gamba sinistra”.

Come mai si ha la sensazione che negli ultimi anni l’anestesia spinale sia particolarmente gettonata, tanto da sembrare una scoperta recente?
“La spinale non è affatto nuova. E’ nuovo il metodo con cui viene effettuata.
Il suo maggiore inconveniente è la cefalea. Negli anni passati si usavano aghi lunghi e grossi che una volta estratti dalla colonna lasciavano un buco dal quale poi usciva il ‘liquor’ causando un forte mal di testa. Adesso si usano aghi sottili ed è migliorata la manualità, così che l’effetto negativo della cefalea si è notevolmente ridotto, tanto da diventare un inconveniente eccezionale.
A renderla così nota al momento è il suo utilizzo per i parti cesarei, campo di applicazione nel quale ormai è più usata dell’anestesia generale. Con molteplici vantaggi, primo tra tutti il permettere alla madre, che nel cesareo non può partecipare attivamente al parto con travaglio e spinte, di restare sveglia e quindi assistere comunque all’evento e all’emozione della nascita. In secondo luogo, si evita di intubare una gravida, cioè una paziente che, trovandosi in uno stato fisiologico particolare, è più a rischio della norma sottoporre ad anestesia generale”.

Altri interventi in cui si usa solitamente la spinale?
“Ernia inguinale, perché occorre anestetizzare perfettamente dall’ombelico in giù; operazioni di proctologia, in cui risulta ottima la spinale cosiddetta a ‘sella’, fatta cioè solo sulla fascia sacrale; safenectomia (estrazione della vena safena), che se eseguita in loco regionale periferica richiederebbe l’aggiunta di una anestesia locale all’inguine, dove è il punto di incisione, ed una sedazione in più al momento dello stripping della vena.
E poi è una soluzione ‘migliore’ per molti pazienti della terza età (ed ormai l’età media dei nostri pazienti si è elevata) che hanno indicazione ad effettuare una protesi d’anca o di ginocchio e che avrebbero non pochi problemi a sottoporsi a un’anestesia generale perché in equilibrio psico-fisico precario, spesso affetti da diabete, broncopneumopatie o cardiopatie. L’anestesia generale sarebbe per loro più invasiva anche farmacologicamente”.

Per quali pazienti resta controindicata?
“Innanzitutto per i pazienti con patologie a carico del sistema nervoso centrale. Inoltre meglio non utilizzarla in pazienti che soffrono di forte emicrania. Controindicazione relativa invece per i paziente che assumono anticoagulanti o terapie per fluidificare il sangue. Per esempio, chi prende la cardioaspirina, se deve fare un intervento in anestesia spinale, dovrà sospenderla almeno una settimana prima”.

Di Francesca Blasi

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