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Sudoku e parole crociate aiutano il cervello

09/04/2015

I giochi enigmistici mantengono giovane il cervello, ma solo se ci si diverte: senza soddisfazione l’efficacia di sudoku e parole crociate risulta limitata.

Sudoku e parole crociate aiutano davvero a mantenere il cervello delle persone anziane in salute, ma solo se ci si diverte e se si prova soddisfazione nello svolgere questi esercizi mentali. A spiegarlo è la prof.ssa Michela Matteoli, responsabile del Programma di Neuroscienze in Humanitas e Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR: «Per quanto riguarda le persone più anziane un aspetto interessante da sottolineare è l’importanza del piacere che si ricava dallo svolgere attività come parole crociate e sudoku. Forzarsi a fare cruciverba su base giornaliera senza provare soddisfazione o divertimento sembra infatti avere un’efficacia del tutto limitata: gli effetti positivi sortiti sul cervello dall’allenamento cognitivo (ma anche motorio) risultano molto più efficaci se l’allenamento viene eseguito in piccoli gruppi, piuttosto che in solitudine. Esiste quindi una componente sociale che sembra essere altrettanto importante nel potenziare gli effetti del training», spiega la studiosa.

Le prestazioni mentali rallentano l’invecchiamento del cervello?

Per capire se, a sua volta, il miglioramento delle prestazioni mentali possa contribuire a preservare il cervello dall’invecchiamento cognitivo «sono certamente necessari studi più approfonditi prima che si possa dare una risposta definitiva – spiega la prof.ssa Matteoli –. Tuttavia è interessante ricordare il risultato di uno studio eseguito da alcuni ricercatori statunitensi dell’Università del Michigan e pubblicato sulla rivista PNAS – Proceding of the National Academy of Sciences», condotto su due gruppi di soggetti giovanissimi.

Per condurre questa ricerca i ricercatori hanno infatti arruolato due gruppi di bambini di 8 e 9 anni ai quali è stato chiesto di testare le proprie abilità in un certo numero di videogiochi “intelligenti”: un gruppo è stato invitato a giocare a brain games appositamente studiati per rafforzare la memoria per 15 minuti al giorno, cinque giorni alla settimana, mentre al secondo gruppo è stato proposto di giocare per la stessa quantità di tempo a giochi che misuravano la cultura generale. Ebbene, conclude la studiosa, «a distanza di un mese le differenze tra i due gruppi sono emerse chiaramente, con i bambini del primo gruppo che hanno mostrato, anche dopo molte settimane, una maggiore abilità sul ragionamento astratto e sulla capacità di problem solving rispetto ai bambini del secondo gruppo».

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