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Alzheimer, un nuovo test per la diagnosi

19/03/2015

Un nuovo test, semplice e non invasivo, per la diagnosi dell’Alzheimer. Un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Los Angeles ha messo a punto un nuovo algoritmo per diagnosticare la malattia neurodegenerativa. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Neurology.

L’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che colpisce le cellule del sistema nervoso centrale ed è caratterizzata dalla morte di cellule celebrali, particolarmente in quelle aree del cervello deputate alla memoria e alle altre funzioni cognitive.

La diagnosi certa di questa malattia può essere ottenuta solo dopo la morte del paziente mediante l’analisi dei tessuti cerebrali. Come spiega Vincenzo Tullo, specialista neurologo in Humanitas e responsabile del Centro Cefalee in Humanitas Lab, «sui pazienti vivi, invece, attualmente la diagnosi si basa sull’insieme di diverse procedure: test neuropsicologici mediante cui si indaga l’eventuale perdita di capacità da parte del soggetto; risonanza magnetica in grado di rilevare le lesioni cerebrali tipiche della malattia; Pet (che rende visibile la presenza della proteina beta amiloide e mostra eventuali rallentamenti del metabolismo del glucosio nelle aree cerebrali colpite dalla malattia); analisi del liquido cerebrospinale mediante puntura lombare alla ricerca di marcatori proteici liquorali tipici della malattia e analisi del sangue per individuare la presenza dell’alterazione di specifici marcatori legati alla malattia».

 

Alzheimer, una svolta nella diagnosi di questa malattia

Il nuovo test si basa invece sul calcolo di un algoritmo che prevede il computo dei dati raccolti dalle analisi del sangue, dai test neuropsicologici e dalla risonanza magnetica, e funzionerebbe quindi senza l’impiego della Pet – che espone i pazienti a radiazioni – e dell’analisi del liquido cerebrospinale mediante puntura lombare, procedura che risulta piuttosto invasiva: per la sua semplicità d’uso e per l’assenza di controindicazioni, spiegano i ricercatori che l’hanno messo a punto, questo nuovo test potrebbe rappresentare quindi una svolta nella diagnosi della malattia.

«Questo nuovo esame per la diagnosi di Alzheimer nasce per cercare di evitare la sottoposizione dei pazienti alla puntura lombare, che risulta piuttosto invasiva, e alla Pet, che espone a radiazioni e risulta essere inoltre un esame molto costoso – continua il dottor Tullo –. L’attuale metodica di diagnosi che prevede l’utilizzo anche di queste due procedure attualmente porta a individuare i soggetti malati con una sensibilità dell’80%. Il nuovo test, basato su un algoritmo che non prevede l’impiego di Pet e puntura lombare, arriva al 68%. È un ottimo risultato anche se, come precisano gli stessi autori della ricerca, passibile di miglioramento».

«Dobbiamo essere fiduciosi – conclude l’esperto –. Magari in futuro verranno individuati nuovi marcatori dal sangue che saranno in grado di migliorare ulteriormente la specificità della diagnosi condotta con il nuovo metodo, che magari diverrà del tutto equiparabile alla diagnosi condotta mediante l’attuale procedimento».

 

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