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Prevenzione

Sindrome della morte in culla, come evitarla?

03/04/2017

La sindrome della morte in culla è un evento ancora non completamente prevenibile. Il rischio d’insorgenza di questa sindrome, un evento fortunatamente raro, si può contenere al massimo con alcune piccole ma decisive accortezze. A cominciare dal modo in cui si fa dormire l’infante: se il bebè dorme nella stessa stanza dei genitori, ma non nello stesso letto, il rischio di “morte in culla” si dimezza. Il dato arriva dall’American Academy of Pediatrics che ha pubblicato su Pediatrics le sue nuove raccomandazioni.

La sindrome della morte in culla o Sids, dall’espressione inglese “sudden infant death syndrome”, colpisce i bambini tra un mese e un anno di età. Si riconosce questo evento quando è possibile escludere tutte le altre cause note per spiegare il decesso di un neonato, ricorda l’Istituto superiore di Sanità. Cosa provochi la morte in culla non è ancora noto: «L’ipotesi più accreditata è che sia dovuta a un disturbo elettrico nel sistema di conduzione cardiaco scatenato da diversi fattori», aggiunge la dottoressa Paola Marangione, primario di Neonatologia e Patologia Neonatale dell’ospedale Humanitas San Pio X. «Nessuno dei fattori di rischio riconosciuti, in ogni caso, è direttamente causa dell’evento ma è importantissimo eliminarli tutti».

Ecco le raccomandazioni per evitare la sindrome della morte in culla:

  • Dormire “insieme”. «Certamente per i primi 6 mesi, meglio per il primo anno di vita, è bene che i bambini dormano in camera da letto dei genitori ma non nel letto con loro. In questo modo gli adulti possono sempre intervenire in caso di necessità ma si evita il rischio di schiacciamento o di caduta»;
  • In culla o su un lettino. «La superficie dev’essere rigida e il piccolo deve dormire con la pancia in su sotto lenzuola o copertine aderenti per evitare che si spostino sul suo viso». Inoltre la superficie dev’essere libera da oggetti morbidi come cuscini, giocattoli e parabordi per culla o lettini. Allo stesso modo il bebè non deve dormire su divani, poltrone o altre superfici morbide, sia da solo che con altre persone, aggiungono i pediatri americani;
  • Ambienti sicuri. «È fondamentale che il bambino non respiri fumo passivo né che la temperatura della casa sia troppo alta. Il calore, come il fumo passivo, può innescare difficoltà respiratorie a loro volta associate al rischio di Sids. Ecco perché è meglio evitare che dorma insieme ai grandi, perché la temperatura può aumentare quando invece il bambino deve poter respirare liberamente»;
  • Latte materno. «Anche l’allattamento al seno aiuta a limitare il rischio di “morte in culla”. Questo perché – spiega la dottoressa Marangione – il bambino si nutre di un alimento altamente digeribile che difficilmente provoca reflusso gastroesofageo, un altro fattore di rischio di Sids»;
  • Un esame del cuore contro la Sids. «Come abitualmente facciamo a Humanitas, è bene sottoporre il neonato a un elettrocardiogramma a circa un mese dalla nascita per valutarne la salute cardiaca. Un’onda elettrica anomala, il cosiddetto “QT lungo” è un elemento predittivo della sindrome della morte in culla. Con un semplice test si può fare una sorta di screening del rischio di Sids»;
  • Dispositivi per il controllo a distanza del bebè. «Lo ricorda anche la società americana di pediatria: i “baby monitor”, ovvero i sistemi di allerta che rilevano eventuali anomalie nella respirazione dell’infante, non sono utili perché possono sortire un effetto contrario. Dal momento che non sono molto sensibili come la strumentazione elettromedicale e tendono ad allertare per qualsiasi anomalia riscontrata, i genitori possono arrivare a un punto tale per cui non prestano più la necessaria attenzione ai segnali lanciati dai dispositivi e dunque a sottovalutarne l’urgenza. In questo modo si riduce il livello di guardia», conclude la specialista.

(Per approfondire leggi qui: Allattamento al seno, i benefici per mamma e bambino)

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