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Influenza, in ultimi 5 anni vaccinazioni giù. Perché è importante vaccinarsi

10/12/2015

L’influenza non ha ancora messo ko gli italiani, ma con l’anno nuovo arriverà anche il picco dell’epidemia. “Come ogni anno, ci aspettiamo che la curva inizi a salire nelle prossime settimane, per raggiungere un picco fra gennaio e febbraio”, fa sapere l’Istituto superiore di Sanità. Per la nuova stagione sono attesi fino a 5 milioni di casi. Ora – aggiunge l’Iss – sarebbe il momento migliore per vaccinarsi.

Negli ultimi cinque anni la vaccinazione antinfluenzale ha cominciato a decrescere. Nel 2009/10 la copertura era del 19,6% e nella scorsa stagione influenzale è arrivata al 13,6%, raggiungendo così i livelli dei primi anni 2000 quando le coperture vaccinali erano “decisamente basse”, sottolinea l’Iss. In parallelo è calato anche il numero di immunizzazioni negli over 65: dal 68,3% del 2005/06 è scesa sotto il 50% della popolazione di riferimento.

(Per approfondire leggi qui: Vaccino antinfluenzale: chi deve vaccinarsi?)

«É cruciale vaccinarsi ora, prima che l’influenza si avvicini al picco, per due motivi – spiega il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University. Il primo perché il vaccino impiega un po’ di tempo prima di diventare efficace: ci vogliono un paio di settimane per permettere all’organismo di produrre gli anticorpi. Il secondo motivo per cui è importante vaccinarsi ora è quello di evitare il rischio di sovrapporre le vaccinazioni all’infezione in corso».

Rischio complicanze da influenza maggiore per chi è immunodepresso

Secondo l’Iss, a frenare le vaccinazioni sono stati i “falsi allarmi legati a presunti danni da vaccino o impurità presenti in alcuni lotti”. Gli studi scientifici invece vanno nella direzione opposta dimostrando l’efficacia della vaccinazione nelle persone a rischio complicanze ma anche nei bambini fra i 6 mesi e i 2 anni.

(Per approfondire leggi qui: Vaccini antinfluenzali sicuri: controlli prima e dopo la distribuzione)

Il vaccino antinfluenzale, oltre a proteggere dall’influenza, riduce il rischio di complicanze anche letali. Tra le complicanze c’è anche una maggiore vulnerabilità verso le infezioni batteriche: «Con un’infezione virale in corso, come ad esempio l’influenza, si verifica una sovversione della risposta immunitaria e quindi si è più suscettibili a contrarre infezioni di tipo batterico. Ecco perché alle persone anziane, oltre alla vaccinazione antinfluenzale è consigliata anche la vaccinazione contro lo pneumococco polmonare», sottolinea lo specialista.

Il rischio di complicanze è più alto nelle persone con un sistema immunitario compromesso o in chi soffre di malattie croniche. «A tutti può capitare di entrare in contatto con queste persone, con gli anziani o con un neonato o con una persona immunodepressa. Per questo è fortemente consigliato vaccinarsi contro l’influenza, per proteggere se stessi ma anche gli altri».

Perché è importante raggiungere una significativa quota di copertura vaccinale?

«La vaccinazione, in generale, è caratterizzata da una componente di solidarietà sociale legata al cosiddetto effetto gregge: chi è vaccinato protegge anche chi non lo è. Pensiamo ad esempio al morbillo: una persona colpita dal virus può contagiare fino a 20 persone; per scatenare l’effetto gregge è necessaria una copertura vaccinale di almeno il 95%. Per l’influenza questa quota è inferiore, ma il trend degli ultimi 5 anni ci dice l’Italia è ben al di sotto della soglia di sicurezza», conclude il professore.

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