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Prevenzione

Sanremo e musica: attenzione all’udito

18/02/2014

 

Musica, per molti una passione, per altri una professione. E in occasione del 64esimo Festival di Sanremo non si parla d’altro. Canzoni, testi, melodie. Ma spesso, né chi fa musica né chi la ascolta fa attenzione ai rischi. Uno studio condotto in Nuova Zelanda ha dimostrato che più della metà dei musicisti adulti ha un deficit uditivo e circa un adolescente su cinque è affetto da ipoacusia, con una crescita del 30% negli ultimi cinque anni, per l’uso massiccio di mp3 e dispositivi indossabili per l’ascolto della musica.

 

Abbiamo chiesto il parere del dottor Luca Malvezzi, specialista otorinolaringoiatra di Humanitas.

 «Esporsi a ondate di decibel fuori controllo causa all’udito danni non indifferenti. Purtroppo questo dato lo si può verificare anche nella vita di tutti i giorni. Infatti, i soggetti che vivono in grandi città come Milano o Roma, essendo esposti a un continuo inquinamento acustico, sono predisposti a un invecchiamento uditivo precoce, accompagnato al fisiologico invecchiamento di questo apparato, che può essere già riscontrabile dopo il ventesimo anno di età sulle frequenze acute (8000 Hz). Basti pensare che il rumore di una strada trafficata si aggira intorno agli 80/100 decibel, ovvero di poco inferiore a quello emesso da un martello pneumatico. Quando l’apparato uditivo si deteriora, inizialmente interessa le frequenze acute, poi quelle medie. Tale situazione può interferire con la vita sociale, traducendosi in difficoltà nel distinguere le parole. Sulle frequenze medie e acute sono concentrate, infatti, le consonanti, che  compongono prevalentemente le parole. Il proverbio “capisci Roma per toma” non è casuale, ma indica proprio la difficoltà di interpretare i vocaboli, e quindi la comprensione di una conversazione, specialmente se in presenza di un disturbo di sottofondo. Che cosa fare? Una valutazione specialistica otorinolaringoiatrica corredata da esame audiometrico per la misurazione delle soglia uditiva.

Che ci siano numerosi musicisti sordi, come i Rolling Stones ad esempio, è risaputo. Questo dovrebbe far riflettere sul fatto che l’esposizione continua al rumore alto (causato da un suono o da altro poco cambia) provochi un elevato rischio di sviluppare problemi uditivi che, nel caso più estremo, possono arrivare a determinare un problema socialmente invalidante. In ambito lavorativo sono in vigore normative che tutelano i lavoratori a rischio. La protezione con cuffie insonorizzanti è fondamentale per preservare l’udito.

Fra i giovani, invece, sono molto diffusi gli auricolari per ascoltare la musica. In questo caso è importante l’opera di sensibilizzazione, volta non solo a limitare l’ascolto di musica a volumi “estremi”, ma anche a utilizzare le cuffie piuttosto che gli auricolari. Infatti, con la cuffia l’erogazione del suono è più “morbida” e non veicolata con forza direttamente sul timpano.

Infine, nel 2014 bisognerebbe anche ricordare che gli ausili delle protesi per la correzione dei difetti uditivi, non sono solo e unicamente finalizzati all’amplificazione dei suoni, ma anche importanti per mantenere la plasticità cerebrale. Non dovrebbero essere più considerati come un handicap, ma equiparabili all’occhiale per la correzione della miopia. Da questo punto di vista il progresso tecnologico ha reso questi ausili sempre più discreti, per non dire miniaturizzati, di impatto visivo praticamente nullo».

A cura di Simona Camarda

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