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Prevenzione

Prevenire l’Alzheimer con la neuroradiologia

18/04/2014

A prevenire l’Alzheimer ci può aiutare oggi la neuroradiologia, in grado di farci comprendere quando alcuni precisi segnali possono sfociare nella malattia che in Italia riguarda circa 600mila persone. Il decadimento cognitivo che caratterizza l’invecchiamento va nella maggior parte dei casi ricondotto a malattie degenerative come quella di Alzheimer o a lesioni ischemiche, sempre più frequenti con l’avanzare dell’età.

 

Un esame neuroradiologico che combina la Risonanza Magnetica con le più avanzate tecniche di imaging molecolare può identificare, in particolare, proprio quei casi di decadimento cognitivo lieve che sono a più elevato rischio di conversione in Alzheimer.

 

Riconoscere le situazioni a maggior rischio di Alzheimer

«La neuroimmagine riveste un ruolo fondamentale nell’inquadramento diagnostico dei disturbi cognitivi», afferma la dottoressa Consuelo Valentini, referente della Neuroradiologia della Clinica Fornaca di Torino e direttore della Neuroradiologia della Città della Salute e della Scienza della stessa città. Il servizio offerto oggi dal “Senior Center” del Centro Diagnostico Fornaca utilizza la Risonanza Magnetica combinandola con avanzate tecniche di imaging molecolare che ne aumentano di molto la capacità di diagnosi.

 

«Questo tipo di attività – prosegue la dottoressa Valentini – oltre a permetterci di riconoscere le situazioni a maggior rischio di conversione in Alzheimer, ci consente di escludere la presenza di patologie trattabili chirurgicamente, come l’idrocefalo normoteso, le lesioni espansive nelle regioni frontali e temporali, l’ematoma sotto durale cronico».

 

Ma non solo: «L’esame neuroradiologico è in grado di identificare le alterazioni tipiche che possono orientare la diagnosi di una patologia degenerativa (vascolare o di altro tipo) permettendo di monitorarne l’evoluzione nonché l’eventuale efficacia dei trattamenti medici», aggiunge la dottoressa Valentini.

 

Nei pazienti con controindicazioni alla Risonanza Magnetica (come i portatori di pacemaker) è peraltro possibile effettuare una valutazione con esame TC volumetrico ad alta definizione.

 

Una diagnosi sempre più rapida e precisa

Le tecniche di imaging molecolare che permettono una diagnosi più rapida e precisa della Risonanza Magnetica sono la Spettroscopia, la Diffusione e la Trattografia (DTI). Queste tecniche forniscono informazioni utili a distinguere i meccanismi che hanno portato al disturbo responsabile del declino cognitivo e, tra le altre cose, consentono di comparare esami volumetrici eseguiti a distanza per riconoscere la progressione dell’atrofia, anche quando è modesta e può sfuggire alla semplice ispezione visiva.

 

L’utilizzo di sofisticati software di rielaborazione delle immagini permette inoltre di segmentare le diverse strutture encefaliche e di avere informazioni sul loro spessore e volume: «Lo studio della volumetria della corteccia entorinale e dell’ippocampo consente di predire con alta sensibilità e specificità l’evoluzione in Alzheimer dei casi di decadimento cognitivo lieve», chiude ancora la dottoressa Consuelo Valentini.

 

La valutazione neuropsicologica del paziente

A completare la nuova attività di Neuroradiologia mirata alla valutazione dei pazienti con decadimento cognitivo, il Centro Diagnostico Fornaca prevede la consulenza psicogeriatrica, utile alla valutazione neuropsicologica del paziente.

 

«La combinazione dei due elementi dà vita a una diagnosi differenziale che diventa garanzia per la qualità di vita che aspetta il paziente», osserva il dottor Elvezio Pirfo, psichiatra esperto in psicogeriatria.

 

«Per orientare la malattia nella giusta direzione è fondamentale capire subito di fronte a quale tipo di malato ci troviamo di fronte: quelli in atto sono fenomeni depressivi o demenziali? La diagnosi differenziale è super raffinata in quanto permette allo specialista di trovare o meno nell’esame neuroradiologico la conferma di certi comportamenti del paziente».

 

A cura di Salvo Anzaldi

 

 

 

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